L’Hata Yoga Pradipika fu scritto all’incirca nel quindicesimo secolo dopo Cristo, da Svātmārāma, del quale sappiamo poco più che il nome. Il titolo sanscrito è traducibile come: "luce sull’Hata Yoga" oppure “una spiegazione dell’Hata Yoga” oppure ancora l”illuminazione dell’Hata Yoga”, ovvero lo yoga del Sole, Ha, e della Luna, Ta. Il Sole e la Luna coincidono con i due principali tipi di energia che scorrono nel corpo secondo la tradizione indiana ayurvedica, con caratteristiche molto diverse tra loro. A questa interpretazione classica del termine hata, si è affiancata in tempi recenti un’altra, ad opera inizialmente di Jason Birch, che propone di tradurre il titolo: Luce sulla forza. A noi questa interpretazione convince fino ad un certo punto. L’Hata Yoga Pradipika fa idealmente parte di un corpus di tre opere classiche sull’hata yoga in cui gli si affiancano Gheranda Samhita e Shiva Samhita. Tutte insieme sono alle volte definite le perle della tradizione tantrica. Non è facile dire in poche parole cosa sia il Tantra, basti qui ricordare che con questo termine si intende una corrente filosofico-religiosa dell'Induismo che si sviluppò a partire dal 500 d.C. nel Rajastan per poi raggiungere molte aree dell'Asia. Il tratto peculiare che più influenzerà tutta l'arte dello yoga è lo spiccato "non dualismo", che ben si riallaccia all'opera di Patanjali. In buona sostanza per i praticanti del Tantra, i tantrika, la divinità e l'individuo sono una cosa soltanto e se per l'autore degli yoga sutra il ricongiungimento tra lo spirito individuale e lo spirito assoluto, divino, doveva passare per tutte le pratiche purificatrici dello yoga, per questi invece è sufficiente un'attenta osservazione, perchè l'unitarietà con il divino è già evidente e in essere. Questa unitarietà permette di entrare in contatto con una forma sconfinata di energia, fisica e spirituale, anche grazie a specifici rituali, tra cui spicca lo yoga. La descrizione della gestione di questa energia è tipica dei trattati di yoga tantrici, tra i quali l'Hata Yoga Pradipika costituisce una delle forme più conosciute.
Queste opere sono universalmente considerate essere giunte fino a noi nella loro forma originaria, senza modifiche o integrazioni di sorta.
Essendo stato composto quasi duemila anni dopo la redazione degli Yoga Sutra di Patanjali, ci aspetteremo dall'Hata Yoga Pradipika una raffinatezza filosofica ancora più alta e una forma di yoga più evoluta. Nulla di tutto questo. L'opera di Svātmārāma ha tratti grossolani se paragonata alla perfezione dei sutra di Patanjali. Queste due opere sono in realtà profondamente differenti. Gli Yoga Sutra sono un trattato filosofico di alto profilo, nel quale non si scende in dettaglio riguardo gli esercizi che concernono la pratica, ma si analizzano i princìpi, gli scopi, i grandi perché. Al contrario L’Hata Yoga Pradipika è un manuale della pratica, un testo empirico ed operativo che fornisce indicazioni su come svolgere le diverse tipologie di esercizi. Si compone di quattro libri il cui contenuto è comparabile con gli Yoga Sutra solamente come argomenti trattati. Il primo libro espone il lignaggio, le raccomandazioni per il luogo della pratica, le posture del corpo (asana) e alcune norme alimentari. Il secondo libro descrive gli esercizi di controllo dell’energia e del respiro (pranayama) e le pratiche di purificazione interna (shatkarmas). Il terzo tratta l’energia kundalini, i canali di energia (nadi), l’incanalamento dell’energia attraverso di essi (mudra) e l’incanalamento attraverso particolari chiusure del corpo (bandha). Il quarto ed ultimo libro espone il ritiro dei sensi (pratyahara), la concentrazione (dharana), la meditazione (dhyana) e il samadhi, che, coerentemente con l’opera di Patanjali, tradurremo come ricongiungimento tra spirito individuale e spirito universale, ma sarebbe equivalente tradurlo "ricongiungimento con il divino".