Il mito dietro lo yoga: Vasisthasana, Side Plank

febbraio 23, 2017

Forse non tutti  sanno che dietro una posizione abbastanza comune, considerata "di equilibrio", ma soprattutto "di potenza", come la panca (detta anche bastone o asse),  si nasconde un retroscena mitologico e filosofico di tutto rilievo. Il nome sanscrito della posizione non rimanda infatti in nessun modo ad alcuna panca, ma letteralmente la parola vasistha significa "il migliore" o "il più saggio". La posizione yoga in questione è dedicata però nientedimeno che al saggio Vasistha, il primo dei figli nati dalla mente di Brahma,  il primo dei sette grandi Rishi o saggi della tradizione induista menzionati molte volte nei Veda. A loro sono dedicate le sette stelle più luminose dell'Orsa Maggiore (o delle Pleiadi nella costellazione del Toro, a seconda delle tradizioni). I saggi compaiono anche nella tradizione antica dei testi buddisti theravada indiani (nel Digha Nikaya ad esempio) e come vedremo infatti, alcuni elementi del racconto ricordano elementi tipicamente buddisti. Vasistha sarà il maestro di Rama, uno dei più celebri avatar di Visnu, e da qui si dipana il nostro racconto.
Visnu venne sulla terra sotto le sembianze di Rama per restaurare il Dharma, la retta via, che era stata corrotta dalle influenze negative. Vasistha fu chiamato come precettore dal padre di Rama, Dasharatha, che vedeva il figlio svogliato e apatico. Le vicende legate a questo percorso di istruzione sono narrate nei Rigveda, nel Ramayana e nello Yoga Vasistha.


Rama inizialmente diffida della capacità del maestro di elevare il suo spirito, ma il precettore non si da per vinto, vedendo nella sua indolenza un barlume di distacco dal mondo, buon inizio per il loro percorso, un percorso che viene chiamato yoga nelle scritture. Egli era infatti convinto che bisognasse conoscere le traversie del mondo per potersi elevare poi a livelli spirituali più alti; che bisognasse sperimentare gli attaccamenti, ciò che è inutile al percorso spirituale, per potersene poi liberare.
Questo principio ricorda sicuramente molti precetti buddisti e la vita del Budda stesso, ma soprattutto rimanda alla giovinezza di Vasistha. Brama non aveva infatti rivelato al suo primo figlio la natura divina che gli era connaturata, facendogli sperimentare la sofferenza dell'esistenza fisica. Celebri restano le parole con cui avviene la rivelazione da parte di Brahma, parole care allo yoga:
"Tu non sei corpo e mente; tu sei infinito. Tu non sei imprigionato; la tua vera natura è senza limiti. Tu sei questo". (Yoga Vasistha)
 E' questa l'essenza della lezione di Vasistha a Rama. Nello Yoga Vasistha è illustrato il concetto induista del jivanmukta, l'anima che si libera in vita, l'anima di colui che è sciolto dagli obblighi dell'esistenza. La jiva è in sanscrito l'anima individuale, la persona che si esprime attraverso il lavoro, la famiglia, la carriera, il talento e le passioni. Mukti è la parola per "liberazione" o "libertà". Jivanmukta si riferisce alla libertà dall'insistenza continua della mente, che è semplicemente mortale, e la sua difficoltà nel riconoscere la divinità che è in noi. La magia avviene, come spiega Vasistha, quando l'anima individuale si fonde con l'assoluta libertà, in modo che sia possibile, come si suol dire, essere in questo mondo, ma non di questo mondo.
Quando lo Shivaismo e il Tantrismo danno espressione ai concetti da cui nascerà poi il buddismo abbiamo a mio giudizio tra le pagine più attuali ed eterne della filosofia orientale. Principi tutt'altro che estranei ai sutra di Patanjali. Per bocca di Vasistha, nell'omonimo testo, sono concepite una serie di frasi sublimi, tra le quali una delle più memorabili è:
“Oh Rama, agisci come se tutto quello che fai comportasse un mondo di differenza, pur sapendo che tutto quello che fai non fa alcuna differenza per il mondo.” (Yoga Vasistha)
Per ranforzare qusto concetto, il precettore di Rama gli racconta la storia del corvo che si appollaia su di una palma mentre cade una noce di cocco al suolo. E' il corvo che l'ha fatta cadere? oppure era solamente venuto il momento che la noce cadesse, proprio quando il corvo aveva toccato la palma? Che la noce di cocco sia caduta a causa del corvo o che sia caduta per conto suo è la stessa cosa, l'azione e la sua conseguenza sono la stessa cosa. Abbiamo il diritto di agire, ma non di raccogliere i frutti della nostra azione. Questo è uno dei concetti di base di molti testi di Yoga e della Bhagavad Gita. Il corvo e la noce di cocco lavorano insieme per far accadere il destino. Per il praticante di yoga si tratta di trovarsi al momento giusto nel posto giusto, essendosi preparato adeguatamente affinchè tutti gli elementi combacino alla perfezione e ciò che deve essere sia.

Gli insegnamenti del saggio Vasistha ebbero una buona influenza e Rama sarà ricordato come uno dei migliori re della storia indiana, La sua ricerca di uguaglianza e di felicità per tutto il suo popolo; il grande amore della sua compagna Sita e il coraggio del suo migliore amico, Hanuman, che salva Sita dai demoni, sono tutti racconti molto celebri. Il maestro offre la sua saggezza al giovane allievo che la riceve, le cose accadono come devono accadere.


Come è collegato tutto questo con la nostra posizione della panca su di un lato? Sicuramente in un modo più sottole rispetto ad altre posizioni dedicate a personaggi del mito, che rimandano a caratteristiche fisiche o a imprese memorabili. La panca su di un lato rappresenta il tentativo di elevazione verso l'alto. Una mano ed un piede costituiscono la base, a terra, ma tutto il corpo è proteso verso l'ascensione, verso l'alto. Andando un po' più in profondità, mano e piede rappresentano corpo e mente salde in terra, che, quando abbiamo raggiunto la solidità della posa, possiamo anche trascendere, mentre la gamba ed il braccio opposti, con la mano che afferra il piede, rappresentano il ricongiungimento dello spirito individuale con lo spirito universale, a formare un triangolo perfetto.

Non avreste detto che una posizione così semplice avesse dei richiami tanto profondi, vero? Capisco che alcuni passaggi possano sembrare una forzatura, ma, da quanto ho sperimentato direttamente, maestri e praticanti che hanno una profonda base di conoscenza nei veda e nella mitologia induista, quando sentono il nome di Vasistha immediatamente lo collegano all'ascesa spirituale e di conseguenza vasistasana diventa "la posizione della maggiore saggezza" (senso letterale sanscrito) e la "posizione dell'ascesa spirituale" (ruolo di Vasistha nel mito).


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