E' estremamente interessante rintracciare alcuni concetti chiave dello yoga nelle proprie origini antichissime. Possiamo vedere in questo modo come spesso il significato profondo di taluni termini sia il medesimo, seppure applicato in un contesto differente. In particolare, alcuni concetti nascono, nel pensiero indiano e induista, riferiti all'universo, alla creazione e all'emancipazione del mondo, e da questo contesto sono portati nello yoga come trasferimento dall'universale al particolare. Sin dall'opera di Patanjali lo yoga è trattato come l'analisi dell'uomo su se stesso, visto come riflesso dell'universo, animato e illuminato dalla stessa scintilla vitale divina. In questo modo lo spirito individuale, osservabile grazie allo yoga tramite la cessazione delle oscillazioni della mente, è della stessa natura dello spirito universale, che tutto pervade appunto e della cui energia costituisce una manifestazione. Questi concetti sono già insiti nell'opera di Patanjali, del 3-500 AC, che riprende l'antichissima tradizione vedica, in particolare del Rigveda, addirittura del 1400 AC, riferendola però all'esperienza umana individuale e non più all'universo intero. Il persistere di questi concetti nella loro essenza, per un periodo così lungo, è già di per sè un fatto strabiliante. I mille anni che separano Patanjali dai Veda più antichi sono un'eternità, in questo lasso di tempo cambia addirittura la lingua, mentre Patanjali si esprime in sanscrito classico, i Veda adottano una lingua definita indo-ariano delle origini o sanscrito vedico, incomprensibile a chi conosca il solo sanscrito classico. Intere culture si fanno e si disfano in due millenni, ma alcuni tratti del pensiero e della filosofia indiani restano e si arricchiscono.
Questa corrispondenza tra macrocosmo universale e microcosmo umano sarà poi portata ancora più avanti dagli autori tantrici, nell'Hata Yoga Pradipika in modo molto concreto, negli Shiva Sutra in uno stile più mistico ed elevato, così come in moltissimi altri testi. Ulteriori 2000/1500 anni separano Patanjali dal tantrismo, ma ancora una volta le idee sopravvivono ed in questo caso sopravvive una pratica che continua a chiamarsi yoga. E così nel Subcontinente indiano, tra mille rivoli e declinazioni, fino ai giorni nostri, ciò che è nato 3500 anni fa, è ancora attuale.
Emblematico è il concetto di tapas, centrale nell'opera di Patanjali e per tutto lo yoga che seguirà, così come nel Rigveda.