Il karma in Occidente e la sua semplificazione

marzo 11, 2020




di Enrico Casagrande


Il concetto orientale di karma trova, a partire dalla fine dell’Ottocento, con l’arrivo di swami Vivekananda in Occidente, una decisa accoglienza da parte di studiosi, praticanti e curiosi dello yoga e della spiritualità indiana in generale. Negli anni della controcultura la parola rompe l’alveo della New Age per entrare nel lessico comune per indicare una legge di causa ed effetto dalle connotazioni metafisiche non sempre troppo chiare e quindi depauperato del portato filosofico - esistenziale che alla parola in questione si associa. Nel testo che segue si indaga il termine karma nel pensiero induista e yogico – induista per osservarne i significati originari e le ragioni della sua polisemia senza voler assumere alcuna posizione di fede che nulla può aver a che fare con un percorso di ricerca affidabile.



Il karma, origine e sviluppo filosofico

Nel mondo vedico originario karma indica la precisa esecuzione del rituale, la cui funzione è quella di ottenere il favore della divinità per finalità di carattere mondano. Sono pertanto organizzati con modalità dettagliate delle specifiche ritualità connesse a luoghi, momenti dell’anno, della giornata, ai cicli della terra e dell’uomo che porteranno benefici sensibilmente tangibili in battaglia, nella salute, nella raccolta del cibo, nella fortuna, nel benessere. Passano i secoli e la speculazione vedica evolve o meglio ancora si trasforma e così accade al termine karma. Con una certa difficoltà di indologi e di filologi il passaggio da un’epoca scritturale all’altra non trova una corrispondenza storicamente o filosoficamente molto chiara. Le traduzioni e le tradizioni si assomigliano, ma mai si sovrappongono con definitiva certezza ed il lavoro del mondo accademico prosegue a passi più o meno certi. Roberto Calasso si interroga a tal proposito su come possa accadere che si passi dal Rgveda alle Upanisad ed infine ai Sutra (Calasso, 2010). La risposta è da ritrovare nel fatto che, per un certo grado, i testi indiani sorgono in tempi e luoghi dove non si tiene traccia di una precisa cronologia storica e non è quindi possibile replicare operazioni filologiche come quelle adottate con Omero e Platone o con i testi aristotelici e la tomistica.

Differenze qualitative

Quanto sin qui scritto evidenzia, tra le altre cose, la complicata attività che emerge nel tentare di individuare correlazioni di natura filosofica tra il mondo occidentale e quello indiano. È un dato di realtà che nulla aggiunge o toglie alla qualità della produzione delle realtà in questione: l’approccio diverge perché divergono le impostazioni culturali. L’uomo indiano è metafisico sin dagli albori della sua cultura: la sua tensione è permanentemente rivolta al principio spirituale fosse nell’esecuzione di un rituale per ottenere i favori del divino come nel più semplice rapportarsi all’altro attraverso il saluto. Accade quindi che il karma – azione ritualistica priva di connotazioni morali assuma nel tempo un significato di azione dalle conseguenze di fatto morali che possono caricare l’individuo sia nel corso della vita terrena presente come in una prossima incarnazione. Allo stesso modo, la condizione di vita presente dell’individuo è l’attualizzarsi delle potenzialità karmiche accumulate in precedenti esistenze come pure in quella presente. La connotazione morale si incarna nel destino per il fatto che per una legge di raccordi di carattere metafisico, atti ed intenzioni benevoli avranno un vantaggio nell’esistenza che avverrà, mentre atti ed intenzioni malevoli avranno ripercussioni nel futuro, tutto da definire, del medesimo individuo.

Dalle Upanisad allo Yoga

Le Upanisad focalizzano la speculazione sulla condizione dell’uomo e della coscienza. Il divino intelligibile tramite la ritualistica vedica rimane presente, anche se maggiormente sullo sfondo di una cornice di significato dove la vita oltre la morte assume una propria possibilità d’indagine via via più sistematica. All’uomo è dato intraprendere pitryana, la strada ancestrale, e ritornare in vita nella dimensione mondana oppure di intraprendere devayana, la strada delle divinità, rinunciando alla ai possibili vantaggi del mondo sensibile seguendo il percorso della rinuncia. Il karma si inserisce in tale cornice mostrando la sua specificità nel condizionare il percorso evolutivo dell’individuo. Pensiero, vissuti affettivi ed azioni contribuiscono all’” appesantimento karmico”. La connotazione è a questo punto anche morale, l’azione nasce dall’intenzione e non può che modificare il cammino della persona verso la liberazione e la successiva unione con l’eterno sovrasensibile. Ancora una volta non si trovano nessi storico–causali diretti che portino dalle Upanisad ai Sutra ma l’evoluzione della speculazione hindu–vedica mostra la permanenza dei concetti fondamentali di karma, rinascita e liberazione: nascono gli Yoga Sutra di Patanjali che offrono una didattica della liberazione sintetica e maggiormente comprensibile rispetto alle opere precedenti. Nel suo commento agli Yoga Sutra di Patanjali, Marco Sebastiani approfondisce il concetto di karma individuandone il nesso con il “salvifico” Yoga (Sebastiani, 2017)

"Quindi nel terzo libro [Patanjali] sentenzia che la pratica dello yoga permette di avere chiarezza in merito a quali siano le vicende e le regole del karma e che è possibile sfuggire al karma una volta raggiunto il sommo livello della pratica. Ovvero a questo livello di illuminazione le azioni non hanno più conseguenze karmiche, cessando anche la catena delle rinascite (YSIII:23)." 

Nell’India dei Sutra il concetto di karma si discosta per un certo livello dal rituale inteso come azione sul mondo oggettivo e si rivolge ai paesaggi interiori che lo yogin crea attraverso un metodico lavoro sul proprio corpo psicofisico allo scopo di svincolarsi dal ciclo delle rinascite. Siamo sempre distanti dal pensiero spirituale europeo. Se le logiche della determinazione interiore e sacrificale (tapas) dell’asceta indiano possono essere confrontate in qualche modo con l’anelito al divino della mistica cristiana, le finalità divergono nelle attese sovrasensibili (R.Bell, 1998) [1]. Se si escludono correnti greche che accolgono, per canali orientali presocratici e contatti storicamente documentati (vd. Alessandro e i gimnosofisti nella presente rivista), la dottrina della metempsicosi, la dimensione finalistica nella spiritualità cristiana non concepisce la reincarnazione. La vita è un dono del divino e l’equazione dolore – esistenza propria del mondo hindu - vedico non è un dato affrontato con sistematicità pratico – filosofica.

Conclusioni

L’excursus sul concetto di Karma, limitato nel presente testo al mondo hindu-vedico, dimostra, pur nella sua brevità, come l’appropriazione culturale di un sapere appartenente ad una dimensione geografica e filosofica di per se poco intelligibile venga inevitabilmente penalizzato. Le penalizzanti semplificazioni che intervengono sono il più delle volte ingenue ma non per questo non esenti da responsabilità che, quantomeno sul piano dell’insegnamento dello yoga nei nostri centri e organi formativi in genere, riducono lo studio e la disciplina personale ad una mera fascinazione estetica di superficie.


Note

[1] Il fenomeno della pratica ascetica estrema si concretizza nell’Europa e soprattutto nell’Italia medioevali e cristiane. La donna ne è più spesso coinvolta come forma di affermazione di una libera gestione del proprio corpo. Ciò avviene in un contesto storico – culturale che riduce il femminile ad essere sottoposto ad una vita domestica dove poco è concesso oltre agli obblighi del partorire, del prendersi cura della prole e soprattutto del marito. Non molto dissimile nella forma la vita dell’uomo, che quantomeno, anche se appartenente a ceti meno abbienti, possiede il ruolo di capofamiglia. Per un approfondimento sul tema si invita alla lettura de “La santa anoressia” di R.M. Bell indicato nei riferimenti.



Riferimenti



Rudolph M. Bell. La santa anoressia. Digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi, Edizioni Laterza, 1998, Roma
J. Baggini, How the world thinks, A Global History of Philosophy, Goodreads Author, 2018
R. Calasso, L’ardore, ed. Biblioteca Adelphi, 2010, Milano
M. Sebastiani, Yoga Sutra: corpo, spirito e karma, Ia parte IV libro, Yogamagazine, 2017

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