Bhagavad Gita: inizia la battaglia [BG1.1-19]

aprile 19, 2019



traduzione di Vyasa Sante*
testo e commento a cura di Marco Sebastiani 


Capitolo 1

Mentre gli eserciti opposti sono schierati e si soppesano, pronti ad attaccar battaglia, Arjuna, il potente guerriero, vede i suoi parenti, i maestri e gli amici tra le fila dei soldati, pronti alla lotta e al sacrificio della vita. Nella seconda parte del primo capitolo sarà sopraffatto dal dolore e dalla compassione, Arjuna sentirà la forza venirgli meno, confuso vacillerà la sua determinazione a lottare. In questa prima parte si apre ufficialmente la battaglia, dopo mille tentativi di mediazione falliti, dopo aggressioni ed elusioni, è venuto il momento della verità. Si suonano allora le conchiglie come corni da battaglia. E' giunto ormai il momento della resa dei conti, per molte pagine della Mahabharata i Pandava, virtuosi principi, hanno sopportato pazientemente ogni tipo di angheria, umiliazione e sopruso. Ora il lettore si aspetta che giustizia sia compiuta. Ma molte sorprese ci attendono nel nostro viaggio



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अर्जुनविषादयोगः
arjunaviṣādayogaḥ
 

Lo yoga della sofferenza di Arjuna




Bg. 1.1
धृतराष्ट्र उवाच ।
धर्मक्षेत्रे कुरुक्षेत्रे समवेता युयुत्सवः
मामकाः पाण्डवाश्चैव किमकुर्वत सञ्जय ॥ १.१ ॥
dhṛtarāṣṭra uvāca
dharma-kṣetre kuru-kṣetre
samavetā yuyutsavaḥ
māmakāḥ pāṇḍavāś caiva
kim akurvata sañjaya

dhritarastrah uvaca: re Dhritarastra disse; dharma-ksetre: nel luogo di pellegrinaggio; kuru-ksetre: nel luogo chiamato Kuruksetra; samavetah: riuniti; yuyutsavah: desiderando lottare; mamakah: la mia fazione (figli); pandavah: i figli di Pandu; ca: e; eva: certamente; kim: che cosa; akurvata: fecero; sanjaya: o Sanjaya.

Dhritarastra disse:
Oh Sanjaya, che cosa stanno facendo i miei figli e i figli di
Pandu, radunatisi nella terra santa di Kurukshetra, schierati gli
uni di fronte agli altri impazienti di darsi battaglia?


L'opera si apre con un  quadro chiaro della situazione: gli eserciti si stanno fronteggiando pronti a darsi battaglia. Il re ceco, a capo della fazione "degli impostori", è sulle spine e vuole sapere cosa stia accadendo. Ciò che avviene sul campo di battaglia viene descritto senza spostare la scena dalla reggia di Dhritarastra, in quanto, con un pregevole gioco stilistico, viene fatto raccontare da un consigliere veggente. Si potrebbe sostenere che tutti noi possiamo vedere la battaglia tra valori contrapposti attraverso la visione spirituale, proprio come ora la sta vedendo Sanjaya e la sta raccontando al suo sovrano. Sanjaya ( संजय) significa in sanscrito vittoria, egli può osservare ciò che non è direttamente sotto la sua vista, dono che può essere trasportato anche su di un piano interiore e spirituale, valido anche per il praticante di yoga.
Il padre dei Kuru, Dhritarastra, dubita che i suoi figli possano riportare la vittoria e domanda al suo luogotenente Sanjaya cosa stiano facendo gli opposti schieramenti. Egli sa bene che i propri figli e quelli di suo fratello minore Pandu sono riuniti sul campo di battaglia di Kuruksetra, decisi a battersi. Tuttavia la sua domanda è significativa. Vuole essere sicuro che i suoi figli e i loro cugini non siano giunti a compromessi, e nello stesso tempo vuole rassicurarsi sulla loro sorte. Dhritarastra teme l’influsso del luogo, kuru ksetra, la terra sacra, sull’esito della battaglia. Anche i Veda ne parlano come di un luogo di sacrifici dove discendono gli abitanti delle sfere celesti, e il re sa che il suo influsso positivo favorirà Arjuna e i Pandava grazie alla loro virtù.
Sanjaya è un discepolo di Vyasa, il redattore dei Veda e della Mahabharata, e possiede, per grazia del suo maestro, il privilegio di vedere ciò che accade  senza spostarsi dal palazzo del re.
Dhritarastra svela qui i suoi pensieri: sebbene i suoi figli e i figli di Pandu appartengano alla stessa famiglia, egli sostiene che soltanto i primi sono Kuru, escludendo così i Pandava dall’eredità di famiglia. È chiara la posizione che Dhritarastra assume verso i nipoti, i figli di Pandu. E appare evidente, fin dall’inizio di questa narrazione, l'arroganza di Dhritarastra e del figlio Duryodhana nei confronti di Krishna, avatar di Visnu, presente nello schieramento avverso.

Bg. 1.2
सञ्जय उवाच ।
दृष्ट्वा तु पाण्डवानीकं व्यूढं दुर्योधनस्तदा
आचार्यमुपसङ्गम्य राजा वचनमब्रवीत् ॥ १.२ ॥
sañjaya uvāca
dṛṣṭvā tu pāṇḍavānīkaṁ
vyūḍhaṁ duryodhanas tadā
ācāryam upasaṅgamya
rājā vacanam abravīt

sanjayah uvaca: Sanjaya disse; dristva: dopo aver visto; tu: ma; pandava-anikam: le truppe dei Pandava; vyudham: schierate in falange; duryodhanah: re Duryodhana; tada: in quel momento; acaryam: il maestro; upasangamya: avvicinandosi a; raja: il re; vacanam: parole; abravit: pronunciò.

Samjaya disse:
Vedendo l’esercito dei figli di Pandu schierato in ordine di
combattimento, il re Duryodhana si avvicina al suo maestro d’armi
e gli rivolge queste parole:


Dhritarastra è cieco dalla nascita ed è anche privo di visione spirituale. Sa bene che i suoi figli, ciechi quanto lui sul piano morale, non arriveranno mai a un accordo con i Pandava, la cui virtù è innata. Egli teme l’influsso del luogo sacro sull’esito della battaglia e Sanjaya capisce lo scopo delle domande del re. Così, per mitigare il suo scoraggiamento, gli assicura che i suoi figli non accetteranno alcun compromesso, nonostante l’influsso del luogo santo. Lo informa che suo figlio Duryodhana ha appena valutato le forze militari degli avversari, i Pandava, e si dirige ora verso il comandante del suo esercito, Dronacarya, per fare il punto della situazione. Sebbene sia il re, Duryodhana deve consultare il capo delle sue truppe, data la gravità della situazione. Duryodhana è un abile politico, ma non riesce a nascondere la paura che gli incute lo schieramento dei Pandava.


Bg. 1.3
पश्यैतां पाण्डुपुत्राणामाचार्य महतीं चमूम् ।
व्यूढां द्रुपदपुत्रेण तव शिष्येण धीमता ॥ १.३ ॥
paśyaitāṁ pāṇḍu-putrānām
ācārya mahatīṁ camūm
vyūḍhāṁ drupada-putreṇa
tava śiṣyeṇa dhīmatā

Oh maestro, guarda questa imponente armata dei figli di
Pandu, disposta in modo così strategico dal tuo avveduto allievo, il
figlio di Drupada.


Duryodhana, principe dei Kuru, da grande diplomatico, mette in evidenza un punto debole: Dronacarya, il comandante dell suo esercito ha addestrato anche il condottiero dell'esercito rivale, Dhristadyumna.
Dronacarya aveva infatti avuto divergenze politiche col re Drupada, padre di Draupadi, la sposa di Arjuna. In seguito a quella divergenza Drupada aveva compiuto un grande sacrificio grazie al quale poté avere un figlio capace di uccidere Dronacarya. Dronacarya era a conoscenza di questo fatto, tuttavia poiché era un maestro generoso, non esitò a insegnare tutti i segreti dell’arte militare al figlio di Drupada, Dhristadyumna, quando questi gli fu affidato per ricevere l’educazione militare. Ora, sul campo di battaglia, Dhristadyumna è dalla parte dei Pandava e ha organizzato le loro truppe secondo l’arte appresa da Dronacarya. Duryodhana ricorda dunque il suo errore a Dronacarya affinché questi sia vigile e non scenda a compromessi nel combattimento. Dronacarya non dovrà mostrarsi indulgente neppure verso i Pandava, che furono i suoi affezionati allievi, e in particolare verso Arjuna, l’allievo più caro e brillante. Duryodhana lo avverte che tale mancanza di fermezza condurrebbe alla rovina.



Bg. 1.4
अत्र शूरा महेष्वासा भीमार्जुनसमा युधि ।
युयुधानो विराटश्च द्रुपदश्च महारथः ॥ १.४ ॥
atra śūrā maheṣv-āsā
bhīmārjuna-samā yudhi
yuyudhāno virāṭaś ca
drupadaś ca mahā-rathaḥ

atra: qui; surah: eroi; maha-isu-asah: potenti arcieri, bhima-arjuna: a Bhima e Arjuna; samah: uguali; yudhi: nella lotta; yuyudhanah: Yuyudhana; viratah: Virata; ca: anche; drupadah: Drupada; ca: anche; maha-rathah: grande combattente.

Là vi sono molti valorosi arcieri che sono forti in combattimento,
come Bhima e Arjuna, Yuyudhama, Virata e Drupada, il grande
guerriero.


Anche se Dhristadyumna, il condottiero dei Pandava, non rappresenta un grande ostacolo davanti alla scienza militare di Dronacarya, altri guerrieri ben più temibili sono presenti nel campo nemico. Duryodhana pensa che essi renderanno la vittoria estremamente difficile perché ognuno di loro ha la forza di Bhima e di Arjuna. Egli conosce bene la forza di Bhima e Arjuna, perciò paragona ad essi gli altri combattenti.
Bhima ( भीम ) è il secondo nato dei Pandava. Il Mahabharata riferisce molti eventi che ritraggono la potenza di Bhima, l'uccisione di mostri e demoni. Bhima è fisicamente il più forte di tutti i guerrieri, la sua arma è la mazza da guerra e ha il potere di 10.000 elefanti. Essendo il più forte è anche colui che sente più viva nell'onore la ferita dei torti subiti, in qualche misura se ne sente responsabile e vuole vendetta, ha promesso di farla pagare ai suoi avversari. Seppure dalla parte del giusto, il suo limite maggiore è la vanagloria e l'insaziabilità, sia morale che fisica, è spesso detto che mangiava quanto tutti i suoi fratelli insieme.
Arjuna ( अर्जुन ), il cui nome significa "il puro", è il terzo dei fratelli Pandava,
il miglior arciere dei suoi tempi. In una precedente nascita era un santo di nome Nara che era stato il compagno per tutta la vita di un altro santo, Narayana, un'incarnazione del Signore Vishnu che poi rinacque come Sri Krishna. Krishna e Arjuna sono destinati ad essere l'uno il maestro dell'altro. Arjuna ha grandi doti spirituali, è saggio, astuto e valoroso in battaglia.

Yuyudhana ( युयुधान ) è un potente guerriero appartenente al medesimo clan di Krishna, devoto di Krishna e studente di Arjuna. Il 14° giorno di battaglia, importante giornata nell'economia della guerra, avrà un ruolo fondamentale.
 Virata ( विराट ), il cui nome significa "enorme", è il re del regno di Matsya, alla cui corte i Pandava trascorsero un anno nascondendosio durante il loro esilio. E' un personaggio importante ma non di primo piano, e, senza anticipare nulla, la sua sorte non sarà fortunata.
Infine Drupada  ( द्रुपद ) è il re del regno di Panchava, lo abbiamo già incontrato per essere il padre del generale che guida la sua fazione, era un maharati, cioè un guerriero che padroneggiava tutte le armi e possedeva tutte le  conoscenze nelle arti della guerra.
Tutti i nomi successivi, sono sicuramente re o guerrieri importanti al loro tempo, la cui esistenza storica si sovrappone alle leggende, ma all'interno del poema e della mitologia indiana, non ricoprono un ruolo degno di nota. 

Bg. 1.5
धृष्टकेतुश्चेकितानः काशिराजश्च वीर्यवान् ।
पुरुजित्कुन्तिभोजश्च शैब्यश्च नरपुङ्गवः ॥ १.५ ॥
dhṛṣṭaketuś cekitānaḥ
kāśirājaś ca vīryavān
purujit kuntibhojaś ca
śaibyaś ca nara-puṅgavaḥ

dhristaketuh: Dhristaketuh; cekitanah: Cekitana; kasirajah: Kasiraja; ca: anche; virya-van: molto potenti; purujit: Purujit; kuntibhojah: Kuntibhoja; ca: e; saibyah: Saibya; ca: e; nara-pungavah: eroe della società umana.

Dhristaketu, Cekitana il valoroso re di Kasi, Purujit, Kuntibhoja e quel grande eroe, che è Saibya.



Bg. 1.6
युधामन्युश्च विक्रान्त उत्तमौजाश्च वीर्यवान् ।
सौभद्रो द्रौपदेयाश्च सर्व एव महारथाः ॥ १.६ ॥
yudhāmanyuś ca vikrānta
uttamaujāś ca vīryavān
saubhadro draupadeyāś ca
sarva eva mahā-rathāḥ

yudhamanyuh: Yudhamanyu; ca: e; vikrantah: potente; uttamaujah: Uttamauja; ca: e; virya-van: molto potente; saubhadrah: il figlio di Subhadra; draupadeyah: i figli di Draupadi; ca: e; sarva: tutti; eva: certamente; maha-rathah: grandi combattenti sul carro.

Yudhamanyu il prode ed il valoroso Uttamauja, il figlio di
Subhadra e i figli di Draupadi, tutti valorosi guerrieri sul carro da guerra.





Bg. 1.7
अस्माकं तु विशिष्टा ये तान्निबोध द्विजोत्तम ।
नायका मम सैन्यस्य संज्ञार्थं तान्ब्रवीमि ते ॥ १.७ ॥
asmākaṁ tu viśiṣṭā ye
tān nibodha dvijottama
nāyakā mama sainyasya
saṁjñārthaṁ tān bravīmi te

asmakam: nostro; tu: ma; visistah: particolarmente potenti; ye: coloro; tan: loro; nibodha: prendi nota, sii informato; dvija-uttama: o migliore dei brahmana; nayakah: capitani; mama: mio; sainyasya: dei soldati; samjna-artham: per informazione; tan: loro; bravimi: io parlo; te: a te.

Oh sommo bramino, lascia che ora ti nomini quali sono i
valorosi combattenti che formano il nostro esercito.



Bg. 1.8
भवान्भीष्मश्च कर्णश्च कृपश्च समितिंजयः ।
अश्वत्थामा विकर्णश्च सौमदत्तिस्तथैव च ॥ १.८ ॥
bhavān bhīṣmaś ca karṇaś ca
kṛpaś ca samitiṁ-jayaḥ
aśvatthāmā vikarṇaś ca
saumadattis tathaiva ca

bhavan: tu stesso; bhismah: Bhisma, il nonno; ca: anche; karnah: Karna; ca: e; kripah: Kripa; ca: e; samitim-jayah: sempre vittoriosi in battaglia; asvatthama: Asvatthama; vikarnah: Vikarna; ca: come anche; saumadattih: il figlio di Somadatta; tatha: come; eva: certamente; ca: anche.

Bhisma della tua stirpe, Karna, Kripa sempre vittorioso in battaglia, Asvatthama e Vikarna, ed anche il figlio di Samadatta.

Duryodhana nomina ora gli eccezionali eroi del suo esercito, guerrieri che sono sempre stati vittoriosi.
L’anziano Bhisma (  भीष्म ) era il figlio del dio Gange, allievo di famosi guru, tra i quali Indra il deva della guerra che gli fece omaggio delle sue armi celesti. Nonostante avesse circa cinque generazioni di età, Bhishma era troppo potente per essere sconfitto da qualsiasi guerriero vivente, questo aspetto avrà delle ripercussioni sulla trama della Gita. E' il generale anziano dell'esercito, famoso per il suo valore, originariamente aveva un altro nome, ma divenne noto come Bhishma dopo aver preso il bhishamna pratignya, il 'terribile giuramento', il voto di austerità, brahmacharya, di prestare servizio per tutta la vita a chiunque sedesse sul trono di suo padre. Sono molte le storie che lo riguardano come protagonista, tutte legate al suo valore come guerriero.
Karna (  कर्ण ) è il fratellastro di Arjuna, generato da Kunti,  nientedimeno che con Surya, il deva del Sole, prima del suo matrimonio con il re Pandu.  È un antagonista chiave, che mira ad uccidere Arjuna, si trova a combattere dalla parte dei Kuru perchè sua madre lo abbandonò sul gange in una cesta e fu adottato da una famiglia che lavorava alla corte di Dhritarastra.
 Kripa ( कृपा ) è il concetto di grazia divina nell'induismo tema centrale della Gita, che trova le sue origini nei Veda, può significare "grazia", ​​"misericordia" o "benedizione", a seconda del contesto. Nella Mahabharata, più comunemente chiamato Kripali, è un rishi molto importante e divenne anche un guerriero molto valoroso, capace di combattere 6.000 avversari contemporaneamente.
Ashvatthama ( अश्वत्थामा, Aśvatthāmā ) è il figlio del guru Drona e il nipote del saggio Bharadwaja. Ashvatthama è un potente Maharathi avatar di uno degli undici Rudra, incarnazioni di Shiva. Avrà un ruolo fondamentale, quando trafitto dal dolore, risvegliando i suoi poteri divini condurrà un'offensiva nel campo nemico. Tra i pochi vivi, avrà anche un importante destino alla fine della battaglia.
Vikarna ( विकर्ण ) era il terzo dei Kaurava , figlio di Dhritarashtra e fratello del principe ereditario Duryodhana. Vikarna è universalmente indicato come il terzo più rispettabile dei Kaurava ed è anche indicato come il terzo figlio più anziano. Vikarna era stato l'unico Kaurava difendere Draupadi dalle umiliazioni che i Kaurava le stavano infligendo e a spendere parole contrarie al gioco, durante la famosa partita a dadi che portò all'esilio dei Pandava.
Il figlio di Somadatta è infine Bhurisrava  (भूरिश्रवा), un principe di un regno minore nel regno di Bahlika che svolgerà un ruolo importante nella battaglia: nel fatidico 14° giorno, fronteggerà direttamente Arjuna in un episodio solenne e ricco di significati.


Bg. 1.9
अन्ये च बहवः शूरा मदर्थे त्यक्तजीविताः ।
नानाशस्त्रप्रहरणाः सर्वे युद्धविशारदाः ॥ १.९ ॥
anye ca bahavaḥ śūrā
mad-arthe tyakta-jīvitāḥ
nānā-śastra-praharaṇāḥ
sarve yuddha-viśāradāḥ

anye: altri; ca: anche; bahavah: in gran numero; surah: eroi; mat-arthe: per il mio bene; tyakta-jivitah: pronti a rischiare la vita; nana: molte; sastra: armi; praharanah: muniti di; sarve: tutti; yuddha-visaradah: esperti nell’arte militare.

Ancora numerosi altri eroi sono pronti a sacrificare le loro vite per me. Essi sono armati in modo eterogeneo, ma tutti maestri nell’arte di
combattere.


Altri eroi sono tutti fedelissimi di Duryodhana, pronti a morire per lui. Tra di loro ci sono uomini giusti, ma la loro lealtà li sta portando dal lato sbagliato della battaglia. Ma per ciascun combattente ha veramente importanza la fazione nella quale combatte? o hanno importanza le proprie gesta? Hanno importanza le azioni di per sè o le loro conseguenze? A queste e altre domande risponderanno i prossimi capitoli.
Duryodhana sembra prendere sicurezza. Confidando nella forza dei suoi alleati, è maggiormente sicuro della vittoria.
Tra i due schieramenti intercorrono importanti legami di sangue, questo è un aspetto fondamentale per le implicazioni morali che solleverà, per gli scrupoli di coscienza che prepotenti si manifesteranno tra gli eroi, e viene così più volte ribadito.



Bg. 1.10
अपर्याप्तं तदस्माकं बलं भीष्माभिरक्षितम् ।
पर्याप्तं त्विदमेतेषां बलं भीमाभिरक्षितम् ॥ १.१० ॥
aparyāptaṁ tad asmākaṁ
balaṁ bhīṣmābhirakṣitam
paryāptaṁ tv idam eteṣāṁ
balaṁ bhīmābhirakṣitam

aparyaptam: incommensurabili; tat: che; asmakam: nostre; balam: forze; bhisma: dl nonno Bhisma; abhiraksitam: perfettamente protette; parpyaptam: limitate; tu: ma; idam: tutta questa; estesam: dei Pandava; balam: forza; bhima: da Bhima; abhiraksitam: accuratamente protetta.

È immensa questa nostra armata protetta da te, oh anziano Bhisma, mentre la loro è più limitata nonostante l’accorta cura di Bhima.

Duryodhana confronta le sue forze con quelle dei Pandava. Egli crede che la potenza del suo esercito sia incommensurabile perché l’anziano Bhisma, il più esperto dei generali, lo protegge. Le forze militari dei Pandava, invece, gli sembrano limitate perché sono affidate al comando di Bhima, eroe forte, ma che non regge il confronto col più esperto Bhisma. Duryodhana odia da sempre Bhima perché è l'eroe cui tutti guardano sul campo di battaglia e gli ha solennemente promesso, a causa delle umiliazioni subite, che sarà lui personalmente ad ucciderlo. Duryodhana sta però acquistando sicurezza nella vittoriaè perché nelle sue file è presente Bhisma, il migliore dei generali.



Bg. 1.11
अयनेषु च सर्वेषु यथाभागमवस्थिताः ।
भीष्ममेवाभिरक्षन्तु भवन्तः सर्व एव हि ॥ १.११ ॥
ayaneṣu ca sarveṣu
yathā-bhāgam avasthitāḥ
bhīṣmam evābhirakṣantu
bhavantaḥ sarva eva hi

ayanesu: nei punti strategici; ca: anche; sarvesu: in tutti i luoghi; yatha-bhagam: differentemente disposti; avastitah: situati; bhismam: al nonno Bhisma; eva: certamente; abhiraksantu: doveste aiutare; bhavantah: voi; sarva: tutti rispettivamente; eva hi: certamente.

Ora tutti voi, ben saldi nelle vostre postazioni, date tutto il vostro aiuto al grande patriarca Bhisma!

Ora che ha esaltato il valore di Bhisma, Duryodhana pensa che gli altri combattenti rischino di offendersi sentendo sminuita la loro importanza e tenta di riequilibrare la situazione con la sua consueta diplomazia. Bhisma, come fa notare, è certamente il più grande degli eroi, ma è ormai vecchio, perciò tutti gli altri devono pensare alla sua protezione. Il nemico potrebbe approfittare
della sua presenza su un’ala per sferrare un attacco sull’altra. È importante dunque che tutti gli eroi mantengano le loro posizioni strategiche per non dare alcuna possibilità al nemico di penetrare le linee. Duryodhana è convinto che la vittoria dei Kuru dipenda dalla presenza di Bhisma e ha piena fiducia nella sua lealtà, come in quella di Dronacarya, di cui ha già avuto prova. Nei fatti antecedenti la Gita, la Mahabarata racconta che Bhisma e Dronacarya non dissero neppure una parola quando Draupadi, la sposa di Arjuna, fece appello al loro senso di giustizia mentre veniva spogliata a forza e disonorata davanti all’assemblea di tutti i grandi generali.
Duryodhana conosce l’affetto che i due generali nutrono per i Pandava, ma spera che essi abbandonino ogni sentimento, come fecero quando Draupadi fu vinta al gioco in quell'occasione.


Bg. 1.12
तस्य सञ्जनयन्हर्षं कुरुवृद्धः पितामहः ।
सिंहनादं विनद्योच्चैः शङ्खं दध्मौ प्रतापवान् ॥ १.१२ ॥
tasya sañjanayan harṣaṁ
kuru-vṛddhaḥ pitāmahaḥ
siṁha-nādaṁ vinadyoccaiḥ
śaṅkhaṁ dadhmau pratāpavān


tasya: sua; sanjanayan: accrescendo; harsam: gioia; kuru-vriddhah: il patriarca della dinastia Kuru (Bhisma); pitamahah: il nonno; simha-nadam: suono ruggente, come quello di un leone; vinadya: vibrando; uccaih: sonoramente; sankham: conchiglia; dadhmau: soffiò; pratapavan: il valoroso.

A tali parole, Bhisma, il grande e valoroso patriarca,  diede fiato alla sua conchiglia emettendo un suono di guerra simile al ruggito di un leone.

Il patriarca della dinastia Kuru ha colto il significato profondo delle parole di suo nipote Duryodhana e prova per lui una compassione naturale. Allora, rispondendo alla sua fama di leone, soffia con forza nella sua conchiglia con la speranza di riconfortare Duryodhana.
La conchiglia è utilizzata nell'antichità dell'India come corno da battaglia, ma ha sempre avuto anche un significato spirituale. Analogamente, in molti rituali l'officiante suona la conchiglia. Il suono prodotto dalla conchiglia è il sacro suono OM dal potere creatore. E' infatti uno degli oggetti che tipicamente impugna Visnu e a volte Krishna. Anche Patanjali, quando è raffigurato con molte braccia, ne possiede una, in quanto è un simbolo di elevazione spirituale,  arma mistica contro l'ignoranza dell'anima. Sappiamo che Krishna in persona è schierato nella fazione opposta, ma Bhisma ricorda a tutti i presenti che il coraggio non manca anche tra i Kuru così come la devozione e l'afflato spirituale con Vishnu.


Bg. 1.13
ततः शङ्खाश्च भेर्यश्च पणवानकगोमुखाः ।
सहसैवाभ्यहन्यन्त स शब्दस्तुमुलोऽभवत् ॥ १.१३ ॥
tataḥ śaṅkhāś ca bheryaś ca
paṇavānaka-gomukhāḥ
sahasaivābhyahanyanta
sa śabdas tumulo ’bhavat

tatah: in seguito; sankhah: conchiglie; ca: anche; bheryah: grandi tamburi; ca: e; panava-anaka: tamburelli e timpani; gomukhah: corni; sahasa: improvvisamente; eva: certamente; abhyahanyanta: simultaneamente risuonando; sah: quel; sabdah: suono combinato; tumulah: tumultuoso; abhavat: diventò.

Subito altre conchiglie, corni, trombe e tamburi risuonarono provocando un tumultuoso frastuono.


Bg. 1.14
ततः श्वेतैर्हयैर्युक्ते महति स्यन्दने स्थितौ ।
माधवः पाण्डवश्चैव दिव्यौ शङ्खौ प्रदध्मतुः ॥ १.१४ ॥
tataḥ śvetair hayair yukte
mahati syandane sthitau
mādhavaḥ pāṇḍavaś caiva
divyau śaṅkhau pradadhmatuḥ

tatah: in seguito; svetaih: con bianchi; hayaih: cavalli; yukte: essendo aggiogati; mahati: in un grande; syandane: carro; sthitau: situati; madhavah: Krishna (il marito della dea della fortuna);

Allora anche Krishna e il figlio di Pandu, Arjuna, ritti sul loro maestoso carro, attaccato a bianchi cavalli, soffiarono nelle loro divine conchiglie.


Le conchiglie di Krishna e Arjuna sono dette trascendentali, divine, in contrasto con quella di Bhisma. Il suono delle loro conchiglie è quello di Shankha, la divina e più potente conchiglia del creato, quella di Vishnu.  Krishna si trova dalla parte dei Pandava. Le parti in campo sembrano in realtà essere sbilanciate, Krishna è qui chiamato madhavah, il marito, il congiunto della fortuna stessa. Fortuna e vittoria sembrerebbero attendere dunque Arjuna, come annuncia il suono trascendentale della conchiglia di Visnu, ossia di Krishna. A rinforzare questo aspetto, il carro sul quale si trovano i due eroi,  è un dono di Agni, il deva del fuoco, ad Arjuna. Così gli eroi hanno anche la benedizione degli dei antichi vedici, questo carro può fare conquiste in ognunno dei tre mondi, Agni è infatti il fuoco sulla terra, il fulmine nell'aria e il sole nel cielo, messaggero tra gli uomini e gli dei.

Bg. 1.15
पाञ्चजन्यं हृषीकेशो देवदत्तं धनञ्जयः ।
पौण्ड्रं दध्मौ महाशङ्खं भीमकर्मा वृकोदरः ॥ १.१५ ॥
pāñcajanyaṁ hṛṣīkeśo
devadattaṁ dhanañ-jayaḥ
pauṇḍraṁ dadhmau mahā-śaṅkhaṁ
bhīma-karmā vṛkodaraḥ

pancajanyam: la conchiglia chiamata Pancajanya; hrisika-isah: Hrisikesa (Krishna, il Signore che guida i sensi dei Suoi devoti); devadattam: la conchiglia chiamata Devadatta; dhanam-jayah: Dhananjaya (Arjuna, il conquistatore della ricchezza); paundram: la conchiglia chiamata Paundra; dadhmau: soffiò; maha-sankham: la conchiglia terrificante; bhima-karma: che compie imprese erculee; vrika-udarah: Bhima, il mangiatore vorace.

Krishna, il signore dei sensi, soffiò nella sua conchiglia panchajanya, Arjuna suonò la devadatta e Bhima, il vorace mangiatore dalle imprese straordinarie, soffiò nella paundra. 

Krishna, è chiamato qui Hrisikesa perché è il proprietario dei sensi di tutti gli
esseri. Gli esseri viventi possiedono una parte spirituale, perciò i loro sensi sono parte dei sensi del Brahaman. Questo avviene secondo varie sfumature. Nel caso dell'uomo illuminato, c'è coincidenza dei sensi individuali e di quelli assoluti e universali. Così, sul campo di battaglia di Kuruksetra, Arjuna è dotato di sensi trascendentali, la sua volontà e quella di Krishna coincidono. Per questo motivo, per annunciare le azioni di Arjuna, viene dato a Krishna il nome di Hrisikesa.
Krishna, come tutti i deva induisti, ha molti differenti nomi, relativi alle sue differenti attività. Si chiama Madhusudana, ad esempio, perché ha ucciso il demone Madhu; Govinda perché dà piacere alle mucche e ai sensi
di tutti gli esseri; Vasudeva perché apparve come figlio di Vasudeva; Devaki-nandana perché accettò Devaki come Sua madre, e Yasoda-nandana perché con Yasoda manifestò i Suoi divertimenti d’infanzia nel villaggio di Vrindavana.
È chiamato anche Parthasarathi, auriga, perché conduce ora il carro di Arjuna, al quale impartisce sul campo di battaglia le istruzioni che gli valgono qui il nome di Hrisikesa.
Arjuna, invece, è chiamato in questo verso Dhananjaya, per l’aiuto che diede a suo fratello maggiore (il re Yudhisthira) nel trovare l’enorme fortuna necessaria al compimento di numerosi sacrifici in un passo della Mahabharata nel quale la sua famiglia aveva grande necessità. Quanto a Bhima, egli è soprannominato Vrikodara a causa del suo appetito, formidabile e proverbiale, al quale abbiamo già fatto riferimento, quanto la sua capacità di compiere imprese sovrumane.


Le conchigli che suonano i Pandu sono talmente importanti da possedere un nome proprio. Krishna suona la conchiglia Panchajanya, che è proprio la conchiglia del dio Vishnu, chiamata anche Shankha. Secondo il Ramayana, Vishnu uccise un demone di nome Panchajana su una montagna e portò via il guscio di conchiglia in cui Panchajanya aveva vissuto. La conchiglia prende il nome da questo demone ed è alle volte la residenza di Lakshmi, la consorte di Vishnu.
Arjuna suona la conchiglia Devadatta, un dono celeste di Varuna al nostro eroe.  Quando Arjuna pregò gli dei del cielo durante il suo esilio, ricevette da questi vari doni , immensamente potenti: il suo fenomenale arco Gandiva, da Indra, re di tutti i deva, e la conchiglia da Varuna, deva del cielo e del mare. Questo oggetto scongiura i disastri naturali e distrugge i pensieri negativi della mente, non esiste quindi un suono migliore per iniziare la battaglia.
Bhima, probabilmente l'eroe più forte tra tutti gli schieramenti, possiede un arco celeste di nome Vayavya, che verrà rotto come vedremo da Karna il 14 ° giorno di guerra, una conchiglia enorme chiamata Paundra e un'enorme mazza da guerra, equivalente a centomila mazze comuni.


Bg. 1.16-18
अनन्तविजयं राजा कुन्तीपुत्रो युधिष्ठिरः ।
नकुलः सहदेवश्च सुघोषमणिपुष्पकौ ॥ १.१६ ॥
anantavijayaṁ rājā
kuntī-putro yudhiṣṭhiraḥ
nakulaḥ sahadevaś ca
sughoṣa-maṇipuṣpakau


काश्यश्च परमेष्वासः शिखण्डी च महारथः ।
धृष्टद्युम्नो विराटश्च सात्यकिश्चापराजितः ॥ १.१७ ॥

kāśyaś ca parameṣv-āsaḥ
śikhaṇḍī ca mahā-rathaḥ
dhṛṣṭadyumno virāṭaś ca
sātyakiś cāparājitaḥ

द्रुपदो द्रौपदेयाश्च सर्वशः पृथिवीपते ।
सौभद्रश्च महाबाहुः शङ्खान्दध्मुः पृथक्पृथक् ॥ १.१८ ॥
drupado draupadeyāś ca
sarvaśaḥ pṛthivī-pate
saubhadraś ca mahā-bāhuḥ
śaṅkhān dadhmuḥ pṛthak pṛthak

ananta-vijayam: la conchiglia chiamata Ananta-vijaya; raja: il re; kunti-putrah: il figlio di Kunti; yudhisthirah: Yudhisthira; nakulah: Nakula; sahadevah: Sahadeva; ca: e; sughosa-manipuspakau: le conchiglie chiamate Sughosa e Manipuspaka; kasyah: il re di Kasi (Varanasi); ca: anche; maha-rathah: che sa battersi da solo contro migliaia di guerrieri; dhristadyumnah: Dhristadyumna; (il figlio del re Drupada); viratah: Virata (il principe che diede rifugio ai Pandava quando dovettero serbare l’incognito); ca: anche; satyakih: Satyaki (altro nome di Yuyudhana, il conduttore del carro di Krishna); ca: e; aparajitah: che non era mai stato vinto prima; drupada; il re di Pancala; draupadeyah: i figli di Draupadi; ca: anche; sarvasah: tutti; prithivi-pate: o re; saubhadrah: Abhimanyu, il figlio di Subhadra; ca: anche; maha-bahuh: potentemente armato; sankhan: conchiglie; dadhmuh: soffiarono; prithak prithak: ciascuno
separatamente.

Il re Yudhisthira, figlio di Kunti, fece risuonare la sua conchiglia anantavijaia, Nacula e Sahadeva soffiano nella sughosha e nella manipuspaka. Il re di Kasi, celebre arciere, e il grande guerriero Sikhandi, Dristadyumna e Virata, con l’invincibile Satyaki, Drupada e i figli di Draupadi, e anche il potente figlio di Subhadra, tutti soffiarono nelle loro conchiglie.

Il re e capo dei Pandu, Yudhisthira, suona una conchiglia chiamata ananta-vijaya, che significa "la vittoria infinita".  La conchiglia di Nacula è chiamata Sughoṣa, ovvero colei che ha un suono forte e piacevole, eccetera. La battaglia ha inizio. Come dicevamo il suono della sacra conchiglia è il suono OM, come ogni verso dei Veda si apre con la sillaba OM ( sanscrito ), la Bhagavad Gita, il canto divino, si apre con le conchiglie degli eroi che all'unisono intonano la sillaba OM. Veda e Gita hanno lo stesso compilatore, Vyasadeva. Tutto ha un suo ordine di cui l'OM è parte integrante. Non ci dilungheremo oltre sui significati del suono primigenio.

Bg. 1.19
स घोषो धार्तराष्ट्राणां हृदयानि व्यदारयत् ।
नभश्च पृथिवीं चैव तुमुलोऽभ्यनुनादयन् ॥ १.१९ ॥
sa ghoṣo dhārtarāṣṭrāṇāṁ
hṛdayāni vyadārayat
nabhaś ca pṛthivīṁ caiva
tumulo ’bhyanunādayan

sah: quella; ghosah: vibrazione; dhartarastranam: dei figli di Dhritarastra; hridayani: i cuori; vyadarayat: fece tremare; nabhah: il cielo; ca: e; prithivim: la superficie terrestre; ca: anche; eva: certamente; tumulah: tumultuosa; abhyanunadayan: risuonando.

Quel tumultuoso fragore si ripercuote nel cielo e nella terra, lacerando il cuore dei figli di Dhritarashtra. 

Quando Bhisma e gli altri alleati soffiarono nelle loro conchiglie non ci fu nessuna reazione paura nel campo dei Pandava. Al contrario, questo verso evidenzia come il ruggito delle conchiglie dei Pandava faccia tremare il cuore dei figli di Dhritarastra. E se i Pandava incutono tanto terrore al campo nemico, ciò è dovuto alla loro forza spirituale, rappresentata dal suono delle loro mistiche conchiglie.

Che la battaglia abbia inizio.







* Vyasa Sante è un ricercatore  che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio delle tradizioni metafisiche dell’India. I suoi primi entusiasmi giovanili, con l’adesione e la pratica di più di una di queste dottrine, con il tempo si sono trasformati nel maturo interesse di uno studioso appassionato e indipendente che ha accumulato esperienze dirette e sviluppato conoscenze approfondite su questo affascinante mondo dalle mille anime.
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