9 consigli per migliorare la pratica yoga

luglio 26, 2017


di Marco Sebastiani

L'articolo di oggi vuole offrire alcuni consigli concreti per fare un salto di qualità con la propria pratica. Ma cosa significa migliorare la propria pratica yoga? Sicuramente non intendiamo fare le posizioni che si vedono sulla copertina delle riviste o essere "più bravi" del vicino di tappetino. In questo articolo riteniamo che migliorare la propria pratica significhi evolvere in un percorso fisico, mentale e spirituale da un determinato punto, che potrebbe essere "la mia condizione di oggi", verso uno stato di maggior consapevolezza e realizzazione. Questo vuol dire sentirsi fisicamente meglio; eseguire le posizioni con maggiore gioia e forza (Patanjalim II.46: Sthira sukham asanam); portare tale equilibrio nella vita di tutti i giorni; migliorare la propria gioia di vivere. L'obiettivo è molto alto e, come dice un vecchio proverbio, difficilmente otterremo risultati differenti agendo sempre nello stesso modo. Per iniziare un processo di cambiamento, bisogna cambiare qualcosa nel proprio vissuto, qualcosa che sarà profondo ed individuale, ma ecco alcuni consigli pratici:




1. Pratica ogni giorno
E' il consiglio più semplice e più scontato, ma anche il più vero. Chiedete a qualsiasi yogin esperto in quale momento ritiene che la sua pratica abbia fatto il maggior salto di qualità, tutti rispondereanno che ciò è avvenuto quando hanno iniziato a praticare tutti i giorni. Se riuscite a ritagliarvi un'ora, magari semplicemente alzandovi un'ora prima la mattina, è un bene, altrimenti è possibile stabilire un lasso di tempo a nostra disposizione, un'orario, e rispettarli. Qualcosa è sempre meglio di niente, a volte una pratica di 10-15 minuti riesce ad essere molto intensa, in modo particolare se pratico per molti mesi 15 minuti al giorno, dopo un po' entrerò subito in contatto con gli aspetti che apprezzo maggiormente. Ricorda che i giorni di riposo tra un giorno di pratica e l'altro, contano come i giorni di pratica. 

2. Alterna le lezioni con l'insegnante alla pratica individuale
Generalmente alternerò giorni di pratica individuale, a casa, con giorni nei quali andrò alla sala yoga locale. Sono importanti entrambe le tipologie: è magnifico praticare con altre persone sotto la guida esperta di un insegnante, ma è impareggiabile imparare a praticare da soli. I due aspetti sono inoltre complementari: dalle altre persone si acquisiscono le nozioni di base, si ampliano le proprie conoscenze, nasce il confronto positivo; da soli facciamo realmente nostre le asana, scopiramo quali sensazioni ricercare e trovare, impariamo infine a conoscerci in una pratica più introspettiva (di seguito alcuni consigli su come costruire una pratica individuale).

3. Aggiungi alcuni minuti all'inizio ed alla fine
In proporzione alla durata totale della pratica che sto svolgendo, è una buona regola ritagliare alcuni minuti prima e dopo, in silenzio, soli con se stessi. Se la pratica dura un'ora, aggiungerò 3-10 minuti a gambe incrociate, prima di iniziare, durante i quali farò ciò che più mi aggrada.

Le possibilità sono molte: 
  • una piccola meditazione, 
  • esercizi di respirazione, 
  • ascolto e/o canto di un mantra, 
  • ascolto di una canzone che mi piace e ispira, 
  • lettura e riflessione su massime
  • etc. etc.
L'idea è quella di sederci con gioia e stabilire un contatto con il respiro. Quello che ci sarà dopo non mi interessa; anche se quasi tutte le lezioni iniziano con una parte introspettiva, questo momento è diverso: sono solo con me stesso e so' come rendermi felice! (o lo imparerò con il tempo). Alla fine della pratica, dopo savasana o quello che sia, farò la stessa cosa. Apprezzando i cambiamenti in essere rispetto all'inizio, dedicherò alcuni minuti all'ascolto di me stesso, da solo, in isolamento e farò una delle cose che si dicevano prima; infine potrei dedicare alcuni secondi nel ripercorrere la pratica svolta e i momenti che mi sono piaciuti maggiormente. Anche quando sono allo studio per una lezione devo trovare il tempo per inserire questi due momenti, nessuno ve lo negherà.

4. Crea una pianificazione settimanale, mensile, annuale
La pianificazione sarà dettata dalla nostra particolare propensione verso determinate tipologie di pratica e dai nostri obiettivi. Se per me il nirvana è praticare kundalini yoga tutti i giorni, pianificherò questo. Se il mio obiettivo è dormire meglio la notte o risolvere un dolore alla schiena, cercherò di costruire la pianificazione in questo senso, magari consultandomi con un insegnante esperto. Se invece affronto un percorso vario, in linea generale il consiglio è di fissare i giorni nei quali farò una pratica più intensa, distanziarli nella settimana e inserire giornate più ristorative gli altri giorni. Potrei ad esempio fare una pratica più intensa presso lo studio e una più meditativa o statica a casa, ma anche viceversa. Trascorse 4-5 settimane valuterò gli effetti di questa pianificazione in termini di benessere fisico e mentale. In linea generale, dopo vari mesi, dovrei avere grandi benefici dalla routine che seguo, altrimenti devo rivedere sostanzialmente la pianificazione. Una pianificazione annuale classica, abbastanza avanzata, è quella di esplorare i vari chakra durante i mesi e concentrarsi nel percepire il differente fluire dell'energia. Scrivi in largo anticipo la tua pianificazione e ogni giorno annota cosa hai fatto, tenere un diario aiuta a focalizzare e ricordare.

5. Prepara in anticipo le lezione da seguire
Praticando presso lo studio è più semplice decidere in anticipo quali lezioni seguire. Conoscerò i vari stili ed i vari insegnanti e seguirò per un certo periodo quel tipo di lezione, secondo la pianificazione che ho stabilito. In questo modo è più facile giudicare gli effetti di quel particolare tipo di pratica su di noi. Mischiare continuamente tipologia di sessioni rende più difficile ascoltarsi.  A maggior ragione, anche la nostra pratica individuale deve essere costruita in anticipo. I primi tempi il suggerimento è di avvalersi di video di supporto, avendo però già un'idea di massima di cosa proporrà la lezione, di quale stile si affronta, quanto tempo dura e che intensità sarà richiesta. Poi, piano piano, potremmo cercare di ricreare da soli la lezione che abbiamo seguito in un video oppure quella che abbiamo fatto a studio, anche se in questo secondo caso è più difficile, avendola vista una volta soltanto. Persone di grande esperienza riescono infine a strutturare da sole un'intera lezione, ma sono indispensabili conoscenze avanzate, da istruttore.

6. Impara ad ascoltarti
Questo è il consiglio più banale, ma sapere ascoltarsi significa giudicare il proprio stato psico-fisico con imparzialità, superando le proprie attitudini caratteriali. Molte persone tendono ad appassionarsi alle sfide, a forzare la mano e stremarsi, non introducendo una giornata di riposo quando invece sarebbe opportuno. Come regola, una o due giornate di riposo a settimana, all'inizio, sono necessarie, ma il criterio dovrebbe essere: riposati ogniqualvolta è necessario al tuo corpo, alla tua mente o al tuo spirito. Potrei anche decidere di inserire alcune brevi pratiche di meditazione o di pranayama quando mi sento stanco, ma sempre senza forzarsi o senza sentirla come un'imposizione, altrimenti è facile lasciare perdere tutto di punto in bianco. Altre persone al contrario tendono ad essere pigre, a concedersi più riposo di quanto gioverebbe loro, a rimanere a letto dicendosi "tanto pratico domani", ogni giorno. In questo caso la pianificazione aiuta, ma conoscersi e prevenire è la migliore cura.  Infine l'errore più grande che si può fare all'inizio è infortunarsi, provocandosi un'infiammazione o uno stiramento, perciò attenzione e molta cautela soprattutto quando non abbiamo chiare le sensazioni di stress e i nostri limiti.

7. Crea uno spazio tuo per la pratica individuale
Il proprio spazio deve essere delimitato sia fisicamente che temporalmente. Se vivo in un appartamento piccolo, con un partner, due bambini e un cane, questo non deve frenarmi, ma anzi spronarmi, il mio benessere sarà il loro. In generale, personalmente, pratico prima che gli altri si alzino, inserendo il tappetino dove posso, ovvero tra il divano e la televisione. Lì ho una scatola di legno e quando la apro mi proietta nella pratica: una statuetta che mi ispira, l'incenso, il portatile se pratico con un video, le casse o le cuffie se pratico in autonomia (rigorosamente con la musica, perchè a me piace così), le playlist sul cellulare, una candela (fa atmosfera, ma è anche buio a quell'ora), un bicchiere d'acqua, le caramelle balsamiche, una pianta, insomma, quando sono nel mio spazio, sono "a casa", ho una sensazione di benessere profondo.  Infine, vedere il sole che sorge è un'emozione che avevo dimenticato e che probabilmente contribuisce a portarmi tutte le mattine sul tappetino.  Create il vostro spazio, io ho potuto solo descrivere il mio.

8. Trova il tuo studio
Trovare un centro yoga nel quale ci sentiamo a nostro agio e che offre lezioni con insegnanti che ci emozionano e stimolano è una cosa di primaria importanza. Spesso si è portati a scegliere, per pigrizia, quello più vicino a casa oppure si opta per quello più bello o che va per la maggiore in quel momento.  La scelta deve essere assolutamente personale: alcuni di noi preferiscono un ashram per pochi intimi, altri la megasala affollata, alcuni l'insegnante che fa esplorare i limiti fisici ogni volta, altri quello che fa cantare i mantra, oppure un mix di tutto questo. Nulla è più individuale. Il consiglio è ovviamente di provarne il maggior numero possibile e solo dopo scegliere. Se emergono sensazioni di inadeguatezza, noia, dissidi o qualsiasi altra emozione negativa, cambiate centro alle prime avvisaglie. Per chi vive in un piccolo paese può non essere facile, ma spesso nei paesi attorno ci possono essere insegnanti disponibili.

9. Le regole servono per essere infrante
All'inizio è importante seguire una pianificazione e un percorso preordinato, ma dopo alcuni anni di pratica giornaliera potrei anche decidere di alzarmi, mettermi a gambe incrociate e, ascoltare il mio corpo e il mio spirito per capire di cosa ho bisogno in quel momento, creando così la mia pratica. E' un percorso difficile e che richiede buona maturità interiore, ma inserire una pratica di questo tipo alcuni giorni, nei quali ho sensazioni particolari, è sicuramente alla portata di tutti. Ad esempio, quando ho mal di testa, oggi, so come farmelo passare senza rinunciare alla pratica oppure quando mi attende una giornata incredibilmente stressante so come prepararmi, ma è stato un processo che ha richiesto anni.

La gioia è alla base del successo, è questa l'unica regola che deve valere sempre. Il primo e più grande successo a cui possiamo aspirare è essere soddisfatti della nostra vita. Il benessere nasce dal benessere. Solamente un pazzo deciderebbe opinatamente di non dedicare una parte della giornata affinchè la propria vita sia migliore. Voi quanti pazzi conoscete?






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