Mito e yoga: Natarajasana, la posizione di Shiva danzante

luglio 13, 2018



Natarajasana è forse la posizione che esprime in modo più evidente il collegamento tra la mitologia induista e la pratica yoga, offrendo anche lo spunto per una riflessione sui collegamenti tra mitologia indiana e cultura occidentale. Questa posizione è infatti dedicata niente di meno che a Shiva, nella sua forma di Signore della danza, figura centrale dell'induismo. L'immagine sacra o la statua di Shiva danzante campeggiano in molte scuole di yoga, anche occidentali, nonchè in molti tra i maggiori templi dello shivaismo e vedremo come ogni singolo dettaglio di questa raffigurazione rimandi ad elementi iconografici ben pricisi. Per una vicenda piuttosto affascinante, ed uno spirito tutto indiano di intendere il mondo, una gigantesca statua di Nataraja campeggia anche all'ingresso del Centro Europeo per la Ricerca Nucleare o CERN. Questo sarà il nostro punto di partenza alla ricerca del significato della posizione yoga dedicata a Shiva Nataraja.

Il governo indiano regalò infatti al CERN una statua alta ben due metri del Dio danzante, ufficialmente per celebrare la lunga collaborazione tra il centro di ricerca e lo stato indiano. La targa posta sul basamento recita:

"Centinaia di anni fa, gli artisti indiani crearono un'immagine di Shiva danzante per una bellissima serie di statue in bronzo. Nei nostri tempi, i fisici hanno utilizzato le più avanzate tecnologie per rappresentare i modelli della danza cosmica. La metafora della danza cosmica unifica così l'antica mitologia, l'arte religiosa e la fisica moderna"

In quegli anni erano infatti state avanzate dai ricercatori, nuove teorie scientifiche attorno all'origine dell'universo, in particolare la teorie del cosmo in espansione e successiva contrazione e del possibile susseguirsi di infiniti Big Bang. Si ricercava il cosiddetto "eco del big bang" ovvero la frequenza o vibrazione di fondo dell'universo conosciuto. 


Nella mitologia induista Shiva esegue la danza Tandava alla fine di ogni era, per distruggere l'universo; per gli shivaiti che riconoscono in Shiva il supremo essere, Egli crea e preserva anche il successivo mondo. La danza Tandava di Shiva ha una natura violenta, distruttiva, così come nelle rappresentazioni del sud dell'India i ballerini  compiono movimenti rapidi e vigorosi che variano a seconda delle innumerevoli sotto-tipologie previste. Nel Tantrismo kashmiro la rappresentazione della danza Tandava ha invece natura più mistica ed introspettiva, perdendo quasi i connotati di performance eseguita da ballerini. 

Ai bramini esperti di dottrina induista, negli ultimi decenni, piace sottolineare come la moderna scienza metta spesso in luce fatti che gli antichi veggenti già conoscevano e avevano descritto. Nel caso specifico, il big bang viene proprio interpretato come la distruzione del mondo ad opera della danza di Shiva. Allo stesso modo la successiva espansione e contrazione a cui seguirebbe un nuovo big bang, troverebbe riscontro nell'alternanza delle ere e dei mondi. L'antichissimo concetto indiano secondo cui tutto l'universo e i suoi esseri vibrano e pulsano in sincrono, trovano un corrispettivo su due piani. A livello microscopico, nella fisica della materia, le particelle sono elementi sempre in movimento intorno ad un centro. A livello macroscopico trova invece un corrispettivo nell'aumento della distanza tra le stelle successivo all'esplosione iniziale. Infine, l'HOM, onnipresente nella mitologia indiana, è il mantra divino e il suono primigenio dalla forza creatrice. Le ricerche scientifiche alla ricerca dell'eco del suono del big bang evocano in modo suggestivo questo tipo di visione.  
Nel caso delle teorie astronomiche scientifiche sull'origine dell'universo, questo dialogo tra religione induista e scienza occidentale risulta agevolato dal fatto che la teoria del big bang è in parte una teoria filosofica, parlando di condizioni originarie impossibili con densità e temperatura tendenti all'infinito e con volume tendente a zero, così che le teorie fisiche non sono più applicabili.

Come ultimo spunto di riflessione attorno ai contatti tra india e occidente relativi alla mitologia di Shiva Nataraja, ricordiamo ciò che scriveva un profondo conoscitore della filosofia indiana e probabilmente uno dei più brillanti pensatori occidentali di tutti i tempi:

Io non potrei credere se non in un Dio che sapesse danzare.
Ho imparato a camminare: da allora in poi mi piace correre. Ho imparato a volare: da allora in poi non voglio più essere spinto, se mi piaccia di spiccarmi da un luogo.
Ora io sono leggero, ora volo; ora per me danza un Dio.
Cosi parlò Zarathustra."
(Friedrich Nietzsche - Così parlò Zarathustra - parte prima)



Tutto questo discorso ci porta ad analizzare quali siano le caratteristiche proprie di Shiva al momento in cui esegue la sua danza. Tali elementi hanno la loro origine all'interno dei più antichi testi sacri induisti, e rimandano a vicende mitologiche ben delineate. Ogni indù, vedendo la rappresentazione pittorica, la statua, ma anche la danza o la posizione yoga, identifica immediatamente tali elementi. Di seguito ci limitiamo ad elencare gli elementi principali, quasi sempre presenti, ai quali spesso se ne aggiungono molti altri secondari per enfatizzare questo o quell'altro fattore.
Shiva è il creatore dello Yoga che poi verrà donato agli uomini, ma in questa forma il suo ruolo assume una caratteristica differente, nelle sembianze di Nataraja egli è il sommo yogin, sta danzando ma anche praticando yoga, le due arti sono profondamente legate, ma questo discorso ci porterebbe troppo lontano.


Vediamo che spesso, ciascuno di questi elementi identificativi di Shiva Nataraja  ha un significato macroscopico legato alla cosmogonia (la creazione e distruzione del mondo) ed uno microscopico legato al singolo essere umano. Il luogo della danza è il centro del mondo così come il centro all'interno del cuore.

- Shiva danza all'interno di un cerchio chiuso da dardi infuocati, simbolo del fuoco cosmico che tutto crea e tutto consuma, del cerchio ciclico delle ere che si succedono e del cerchio delle esistenze dell'uomo (il samsara, ciclo di rinascite).

- I capelli di Shiva sono sempre rappresentati lunghi e ricci, perchè da essi si genera il Gange, ma, in questo caso contrariamente dal solito, non sono raccolti, bensì ondeggiano liberamente a ventaglio dietro la testa, a sottolineare la natura selvaggia ed estatica della danza.

- La prima mano destra regge un damaru, un piccolo tamburo a clessidra, simbolo del tempo e del ritmo, della pulsazione della danza stessa, della sospensione del tempo "normale" durante la danza.

- La prima mano sinistra della divinità contiene il sacro fuoco di Agni, altra divinità del pantheon, che possiede la forza della creazione e della distruzione.

- Sul secondo braccio destro è arrotolato un cobra. Shiva non teme nessun veleno, neppure le forze negative che provengono da se stessi ( dalla propria mente o dal proprio ego), anzi, avendo ricondotto alla giusta prospettiva tali forze, esse acquisiscono valore positivo e sono ornamento del Dio.


- Il palmo della seconda mano destra sottolinea ulteriormente la precedente caratteristica, essendo ritratto nel cosiddetto Abhaya mudra, simile al nostro gesto di "alt": la mano piegata con il palmo in avanti e tutte le dita stese, nella posa tipica anche di Buddha. Questo gesto significa appunto "coraggio", così come Abhaya in sanscrito. E' il coraggio di cui ha bisogno l'iniziato per muoversi nel mondo fisico ignorando i pericoli.

- La seconda mano sinistra indica il piede della gamba piegata, in un gesto che assume caratteristiche tipicamente coreografiche legate alle danze indiane, fa parte quindi di quegli elementi che fanno capire si tratti proprio di una danza.

- Sul volto di Shiva appare anche il terzo occhio, in via eccezionale leggermente aperto. Sappiamo che il terzo occhio di Shiva ha il potere di incenerire ciò che guarda, in questo caso conferisce il potere distruttivo della danza. Il terso occhio è anche l'occhio introspettivo per l'adepto, che quando aperto permette di vedere la realtà trascendente ed entrare in contatto con il divino incenerendo il mondo dell'illusione che lo circonda.

- Shiva danza in piedi su un demone, il nano Apasmara, rappresentando la vittoria della conoscenza sull'ignoranza, utilizzata a proprio favore come piedistallo per la danza.

- In mezzo a queste forze distruttrici e terribili, Shiva sorride, perché domina ed è padrone del tutto, è sereno nel caos e nelle avversità come lo deve essere l'adepto che conosce la verità.



Inutile a dirsi, ma molti di questi elementi possiamo ritrovarli in Natarajasana, la posizione del Signore della danza. 
Shiva distrugge e ricrea così come il praticante sulla via dello yoga abbandona la vita precedente e costruisce qualcosa di nuovo nella nuova consapevolezza. Il fattore di movimento e danza viene conferito alla posizione attraverso la respirazione, pulsazione che sospende il tempo della pratica dal tempo normale. La respirazione in Natarajasana è particolarmente vigorosa e forte. Anche la mano posteriore che afferra il piede conferisce la caratteristica di danza, alla posizione.
Per quanto riguarda la mano anteriore, mi è capitato in India di vedere differenti mudra, e, non di rado, soprattutto quando a mantenerla era un Sadhu (monaci di Shiva), mi è capitato di notare Abhaya mudra, che conferisce coraggio al praticante, il coraggio di cui ha bisogno per distruggere il precedente modo di vivere e costruire un nuovo mondo illuminato dalla via dello yoga. Il tema del coraggio è anche evidente nell'apertura del quinto chacra, quello del cuore, sede della paura.
Tra queste forze contrastanti: l'equilibrio della gamba radicata a terra, la forza della gamba che si slancia verso l'alto con la mano che tiene il piede e il braccio proteso verso l'alto; il praticante apre il cuore e con coraggio sorride, dominando, come Shiva, la situazione e la propria vita.

Natarajasana è una posizione dedicata ad una delle figure più importanti di tutta la mitologia induista, non stupisce che l'apparato di credenze al quale rimanda sia molto abbondante e profondo.

A questo punto la frase apposta sul basamento dello Shiva danzante del CERN acquisisce ulteriori significati, potremmo parafrasarla affermando che: La metafora della danza cosmica unifica l'antica mitologia, l'arte religiosa, la fisica e la filosofia moderni, ed è suggellata dali artisti indiani che crearono le statue in bronzo, dai ballerini che la interpretano e dalla pratica transculturale dello yoga.


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