Gli Shiva Sutra, analogamente a quanto fatto da Patanjali più di mille anni in precedenza, illustrano i regali a cui è possibile accedere grazie ad una pratica yoga intensa e costante. Tutti i commentatori indiani moderni si affannano giustamente nel dire che non sono questi doni che devono spingere verso la pratica. Questo tipo di visione trova la sua origine nel profondo dell'animo indiano, nientedimeno che nella Bhagavad Gita, forse il testo più autorevole riguardo un certo tipo di yoga. E' Krisna, avatar di Visnù, a parlare: "Saldo in questa disciplina, fai ciò che è tuo dovere lasciando ogni attaccamento, oh Arjuna, rimanendo fermo sia nel successo che nell’insuccesso: questa equanimità si chiama yoga." (BG 2.48) Il praticante deve essere immune dalle aspettative riguardo la sua pratica, altrimenti ricade nel meccanismo di fuga nel futuro, creazione di aspettative, attaccamento ai risultati, frustrazione per gli esiti negativi e veloce gioia per quelli positivi, che poi si traduce in nuovo desiderio, aspettative e nuova frustrazione.
Questo concetto è il medesimo al quale si riferiva Pattabhi Jois quando affermava "Pratica, tutto il resto arriverà ". Purtroppo è stato ampiamente frainteso, da chi non conosceva l'orizzonte di cui sopra. Lui non voleva dire che la pratica fosse fine a se stessa o addirittura che la pratica corrispondesse alle sole asana o alla sola pratica fisica, ma che bisogna prescindere dai risultati, "tutto il resto" (i risultati) "arriverà " ma noi non saremo interessati, ora, ad essi.
Questo stesso concetto è applicabile alle varie fasi della pratica. Non bisognerà essere frustrati se oggi avrò sperimentato una meditazione meno profonda di ieri oppure non mi esalterò se la stessa sia stata particolarmente elevata, ma avrò la consapevolezza che essere lì a meditare giorno dopo giorno, anno dopo anno, farà accadere qualcosa ed io ne sarò spettatore. L'insegnamento è ancora più eclatante, e valido per un certo yoga diffuso oggi in Occidente, se pensiamo alle asana. La riuscita o meno di un'asana oppure l'esecuizione della stessa nella sua versione più facile o più difficile, non ha alcuno scopo, se non la giusta intensità per prepararci a quello che viene dopo, con animo equanime e senza aspettative.
Vediamo dunque come si conclude il primo libro dei Sutra di Shiva, ed a quali elevate condizioni è possibile accedere secondo Vasugupta, grazie alla pratica dello yoga.