di Enrico Casagrande
Dalla laurea in fisica a Shankara
Nel decennio compreso tra il 1968 e il 1978, un’ampia fetta della generazione di giovani occidentali, particolarmente gli hippie della middle - class bianca, gli aderenti al complesso network della New Age, personaggi dello spettacolo accomunati tra loro dalla fascinazione per le proposte della spiritualità orientale scoprono lo yoga e le tecniche di meditazione provenienti da maestri dell’India. Tra gli elementi di novità ai quali costoro guardano con particolare interesse vi è la Meditazione Trascendentale nota altrimenti con la sigla TM (Transcendental Meditation). La tecnica è portata oltreoceano da un indiano chiamato Maharishi Mahesh Yogi (1918 – 2008), il grande saggio yogi Mahesh. Nato Mahesh Prasad Varma, il futuro maestro della TM ottiene nel 1942 una laurea in fisica presso l’Università di Allahabad. Il giovane si interessa presto ai temi spirituali divenendo allievo di Swami Brahmananda Sarasvati shankaracharya di Jyotir Math, nello stato dell’India settentrionale dell’Uttarakhand, che però non lo può designare quale suo successore per il fatto che Varma appartiene al Varna, la classe tradizionale, degli kshatriya quella cioè dei guerrieri. L’incarico di shankaracharya spetta di fatto a chi appartiene al Varna dei brahmani e le speranze di Varma sono vanificate. Il giovane non si arrende agli ostacoli posti dal sistema castale e decide di diventare un’autorità nell’ambito della tecnica meditativa appresa nel contesto del suo discepolato. Alla morte del maestro nel 1953, Varma viaggia per l’Uttarakhand, approfondendo la propria esperienza meditativa fino al 1955, anno in cui decide di lasciare lo stato nord indiano per iniziare ad insegnare le proprie conoscenze alle altre genti dell’India.
Primi tentativi in terra natia
È l’ottobre del 1955 quando il futuro padre della Meditazione Trascendentale fa la sua comparsa nella veste pubblica di nuovo maestro della sapienza tradizionale al fine di portare all’India le antiche conoscenze dell’insegnamento da lui apprese, in parte adattate e provenienti dall’antico lignaggio inaugurato da Adi Shankara, maestro dell’Advaita Vedanta, il Vedanta non dualista, vissuto nell’VIII secolo e annoverato tra i massimi sapienti del pensiero spirituale del subcontinente. I primi discepoli di cui si circonda Varma parlano del “sopraggiungere dell’alba di una nuova era gioiosa”.1 Se le aspettative sono grandi, l’iniziale avventura indiana del giovane maestro è tutt’altro che positiva. E questo per una questione piuttosto evidente agli studiosi dei nuovi movimenti religiosi: l’offerta formativa del futuro Maharishi non porta alcunché di innovativo in un paese dove la figura di Adi Shankara e le tecniche di meditazione proprie dell’Advaita Vedanta, nonostante le semplificazioni poste da Varma, non costituiscono elemento di considerevole novità e quindi non ottengono una particolare attenzione.
L’Advaita Vedanta, alle radici della Meditazione Trascendentale
Annoverato tra i sei Darshana o visioni del pensiero hindū, il Vedanta indaga la dimensione riguardante l’identità tra atman individuale e Brahman universale. Numerose sono le scuole Vedanta che propongono con argomenti sostenuti da ferrea logica variazioni su detta questione. Non è questo lo spazio per approfondire tali dispute, valga solamente sapere che il pensiero Vedanta inizia ad organizzarsi attorno al III secolo con l’opera Brahma Sutra composta dal saggio Badarayana. Tale Darshana si svincola dalla ritualità vedica per abbracciare in modo filosoficamente argomentato le più recenti Upanishad. Maestro del Vedanta non dualista o Advaita Vedanta, al quale si ispira Maharishi Mahesh Yogi, è il già citato Adi Shankara. Costui, nell’VIII secolo, inaugura la corrente che mira al riconoscimento dell’illusorietà del sensibile per giungere al superamento di maya, la manifestazione, che ostacola la realizzazione dell’unicità del reale, il Brahman che il liberato in vita, il jivanmukta, arriva a cogliere seguendo il cammino della conoscenza o Jnana Marga, che assieme a Karma e a Bhakti rappresenta uno dei triplici sentieri verso la liberazione già indicati da Krishna ad Arjuna nella Bhagavad Gita. Ora, volendo approfondire la questione del liberato in vita nella riflessione dell’Advaita si possono individuare differenti interpretazioni. Due tra le quali sono in questa sede sinteticamente presentate al fine di comprendere i fondamenti del messaggio della Meditazione Trascendentale. La prima concezione del jivanmukta è quella dell’individuo che ha raggiunto la conoscenza del Brahman o brahmajnana comprendendo che l’incarnazione o sashariratva è frutto dell’ignoranza. La consapevolezza di tutto ciò fa sì che il conoscitore della verità non tiene più in considerazione l’esistenza del proprio corpo sebbene esso continui ad esistere. Un’altra interpretazione, forse ancor più vicina a quella che appare nell’insegnamento di Maharishi, sostiene che il jivanmukta mantiene la propria forma fisica dopo aver raggiunto la liberazione per una sorta di compassione verso l’umanità. Nella veste di maestro in carne ed ossa l’insegnamento del jivanmukta diventa di fatto più efficace, se confrontato con l’ispirazione che può giungere da entità sovrumane o apaurusya, permettendo una sua più facile trasmissione ai posteri.2 In questa prospettiva, Maharishi sarebbe un liberato in vita che ha mantenuto le sue fattezze terrene per perseguire il nobile scopo di elevare spiritualmente i propri simili.
In Occidente, passando per Rishikesh
Lungo un lignaggio forse ininterrotto che parte da Adi Shankara, Maharishi Mahesh Yogi, per nulla scoraggiato dal ridotto interesse suscitato inizialmente in patria, decide di portare il suo insegnamento fuori dall’India. Il maestro parte nel 1957 per arrivare ad Hong Kong, Singapore e Hawaii dove diffonde una tecnica meditativa centrata sull’utilizzo di un mantra personale e quindi segreto chiamando inizialmente la propria tecnica Transcendental Deep Meditation, Meditazione Profonda Trascendentale, che in termini yogici va intesa come una forma di yoga contemplativo, e quindi non posturale, noto come mantrayoga. Così a proposito di questa tipologia di yoga il testo Sarvanga yoga pradipika, un commentario sullo yoga attribuito al saggio Sundardas e composto nel XVII secolo:
“Questi sono i benefici del mantra Ram. Un metodo semplice e sempre efficace. Colui che cerca il mantra Ram, dopo averlo sentito per la prima volta da un guru, deve praticarlo pronunciandolo con la sua lingua. E quindi, deve serbarlo nel cuore e ripetere il mantra senza usare la lingua. Notte e giorno si concentra su di esso, e la meditazione non si interrompe neppure per un istante. A questo punto la sillaba ram si manifesta in un flusso spontaneo ininterrotto. Il corpo e la mente vengono dimenticati, e il suono Ram è in ogni poro della pelle. Come sale che si mescola all’acqua, così la mente si fonde con quel suono. Il mantra Ram opera velocemente su di te in questo modo. Colui che cerca Ram praticando il mantrayoga secondo questa modalità, per grazia di un buon guru, trova la pace mentale.”3
La similitudine del sale che si mescola all’acqua riferita al processo mentale di mescolanza con il suono sacro rende efficace l’idea di quello che dovrebbe essere il processo soteriologico della ripetizione del suono sacro. Corpo e mente vengono scordati proprio come accade nell’esperienza del jivanmukta dell’Advaita. E nulla di tutto questo è realizzabile senza la mediazione dell’iniziazione di un guru, di un maestro qualificato che dell’esperienza in questione è un profondo conoscitore. Ecco allora che la figura del maestro risulta imprescindibile per praticare in modo appropriato ed efficace.
È il gennaio del 1959 quando Maharishi arriva a San Francisco e da lì a poco si sposta a Los Angeles dove nasce il brand TM. Agli inizi dell’esperienza nella West Coast il maestro non ottiene un particolare interesse di pubblico tant’è vero che almeno fino alla prima metà degli anni '60 i praticanti sono all’incirca due centinaia. Il maestro torna allora momentaneamente in India dove fonda nel 1961 a Rishikesh il suo primo centro per la formazione di insegnanti di TM. Questa volta l’esperienza si rivela positiva ed il centro diventa uno dei poli d’attrazione più importanti tra quelli creati nella carriera di Maharishi. A detta degli aderenti, il maestro forma, nell’arco dei suoi cinquant’anni di attività, circa 40mila insegnanti. 4 Dopo la creazione del centro di Rishikesh il successo planetario del fondatore della Meditazione Trascendentale si sta avvicinando.
Grazie all’intuizione imprenditoriale di alcuni tra i primi collaboratori del maestro, viene posta una particolare attenzione al mondo degli studenti universitari, in particolare a quelli delle californiane UCLA e Stanford che diventano presto catalizzatori della gioventù ribelle della West Coast in cerca di esperienze che possano superare il modello borghese e conservatore USA. È il 1965 quando il maestro fonda la Students’ International Meditation Society (SIMS). Dall’università al mondo dello spettacolo il passo è breve. In poco tempo il maestro indiano ottiene l’attenzione di molti VIP del tempo. Nulla di meglio che degli artisti adorati dai giovani per garantire una solida fama e successo in tutto l’Occidente.
I Beatles a Rishikesh
È l’estate del '67 quando il gruppo inglese dei Beatles ha occasione di partecipare ad un seminario tenuto da Maharishi all’Hotel Hilton, a Park Lane, di Londra. L’evento ha un effetto apparentemente sconvolgente nella vita dei quattro musicisti che dichiarano sul momento di rinunciare al consumo di sostanze psicotrope per dedicarsi alla ricerca spirituale. Nel febbraio dell’anno successivo la band parte alla volta di Rishikesh per approfondire assieme al maestro la Meditazione Trascendentale. Nello stesso ritiro si trovano altre celebrità quali Donovan, Mike Love dei Beach Boys e l’attrice Mia Farrow. Uno alla volta i quattro di Liverpool abbandonano però l’ashram per ragioni assai controverse e ancora non del tutto chiarite. Si sa che il batterista Ringo Starr abbia molto semplicemente vissuto come spiacevole la permanenza a Rishikesh per banali questioni quali il cambiamento della dieta e la presenza di fastidiosi insetti. Paul McCartney dopo alcuni giorni trova la routine della sveglia – colazione – meditazione – lezione del maestro piuttosto noiosa. Differente invece la reazione di John Lennon e George Harrison che nelle prime settimane passate a Rishikesh trovano, a loro dire, uno stato di pace che permette al primo di comporre un centinaio di canzoni arrivando a passare fino a cinque giorni consecutivi praticando meditazione. L’idillio di Harrison e particolarmente quello di Lennon si conclude a causa del fatto che una notte Maharishi sarebbe stato visto impegnato in licenziose condotte con una sua allieva. Il fatto non è mai del tutto appurato ma è sufficiente la diceria per fare decidere anche agli ultimi Beatles rimasti di andarsene. Il rapporto con il maestro verrà in qualche modo riabilitato dalla band, Harrison e McCartney in particolare, negli anni '90, porgono delle pubbliche scuse al maestro affermando di essere stati condizionati da dicerie mai confermate.5 Ad ulteriore supporto del ripensamento da parte dei membri rimasti della band nel 2009 Paul McCartney, Ringo Starr assieme a Donovan ed altri artisti organizzano un concerto per raccogliere fondi a favore della David Lynch Foundation for Consciousness-Based Education and World Peace, l’associazione fondata nel 2005 a Fairfield nell’Iowa, dallo stesso regista statunitense e nata al fine di promuovere la diffusione della Meditazione Trascendentale nel mondo a partire dai contesti scolastici.
Le affermazioni scientifico - spirituali
Non meno importante per la comprensione del successo della Meditazione Trascendentale è il fatto che il suo fondatore garantisce un successo personale al praticante il quale viene reso edotto da subito che la TM non richiede mutamenti significativi nel proprio stile di vita e soprattutto può essere vantaggiosamente applicata da chiunque indipendentemente dalla cultura di provenienza e dal credo religioso d’appartenenza : una ricetta che ben si adatta al fenomeno noto tra i sociologi della religione come “spiritual but not religious”. Insistendo sul principio dell’Advaita secondo il quale il vero sé è occultato dalla falsa convinzione che mente e corpo costituiscano l’autentica natura dell’individuo, il messaggio di Maharishi innesca l’entusiasmo dei cercatori spirituali che sono chiamati a due semplici sessioni di venti minuti al giorno di ripetizione del mantra personale per giungere alla Coscienza Cosmica. La dimensione dove ogni problema di natura personale svanisce e dove l’autentico potenziale umano può finalmente essere espresso. Il successo personale di cui parla Maharishi è direttamente correlato alla conoscenza del Sé più profondo, l’unica dimensione dove la mente cessa di vagare alla ricerca di stimoli gratificanti e del senso della vita, la dimensione ultima e definitiva, pienamente appagante per il singolo e positivamente contagiosa per il prossimo.
Per rendere maggiormente appetibile la nuova proposta Maharishi Mahesh Yogi arriva ad affermare che il metodo da lui insegnato possiede delle basi scientifiche per cui, se venisse raggiunto il considerevole numero del 10% di praticanti tra la popolazione mondiale, sarebbe possibile arrivare alla pace ed alla felicità collettiva. L’affermazione si fonda su di un altro controverso fenomeno che nel 1974 viene battezzato Effetto Maharishi.6 In breve, secondo tale effetto, nelle zone abitate dove si trova almeno l’1% di meditatori TM crimini, stress e disagio sociale tenderebbero a diminuire parallelamente ad un miglioramento del proprio benessere globale, delle proprie capacità di apprendimento, delle proprie abilità verbali e a molti altri guadagni personali. Il successo del maestro indiano lo porta a fondare nel 1971 la Maharishi University of Management, oggi Maharishi International University, a Goleta in California, poi spostata, tre anni dopo, nella già citata Fairfield. L’istituzione nasce per favorire lo sviluppo personale, quello collettivo e le proprie aspirazioni economiche in armonia con la natura. L’organizzazione dello spazio dell’università, da un punto di vista architettonico, si basa sui principi, voluti dal guru, di Vāstu Vidya, la scienza architettonica di origine vedica. Pochi anni più tardi, nel 1975 viene fondato a Seelisberg in Svizzera il M.E.R.U. acronimo che sta ad indicare il Maharishi European Research University con l’obiettivo di approfondire le conoscenze nell’ambito della coscienza in stato meditativo e dei suoi effetti in relazione alla fisiologia umana ed al benessere sociale.
Nell’ambito delle ricerche condotte da Maharishi e dal suo gruppo di scienziati viene incrementato il potenziale dell’Effetto Maharishi attraverso l’utilizzo di una nuova tecnica meditativa battezzata TM-Siddhi, altrimenti nota come Volo Yoga, una pratica che si può vedere oggi sulla rete dove si assiste ad una sorta di balzi di individui immersi nell’esercizio meditativo. È il 1978 infatti quando Maharishi ed il suo team scoprono l’Effetto Maharishi Esteso, secondo il quale, oltre ai già espressi vantaggi individuali e collettivi, se la radice quadrata dell’1% della popolazione di un determinato territorio, città o nazione si impegna nel Volo Yoga si assiste ad un miglioramento sul piano globale dell’area geografica interessata.7 Se l’Effetto Maharishi contiene il livello di stress e di disagio sociale la sua variante più recente agisce in modo preventivo sui medesimi problemi con una richiesta numericamente minore di praticanti.
Le verità dell’antico corpus vedico, a detta del maestro e dei suoi più stretti collaboratori, giunge ad essere pienamente confermata per mezzo dei criteri propri della scienza occidentale. In particolare sono utilizzati, in modo piuttosto deciso, concetti della fisica quantistica. È interessante notare a questo riguardo che tra gli ex allievi più famosi di Maharishi si trova uno dei più noti promotori del cosiddetto misticismo quantico8, il medico americano di origine indiana Deepak Chopra che nel 1989 scrive il bestseller Quantum Healing. Nel testo l’autore espone degli argomenti a favore del benessere mente-corpo utilizzando interpretazioni di idee riferite per l’appunto alla meccanica quantistica.9
In modo meno forzato, l’idea di una possibile collaborazione tra la scienza occidentale e i saperi della tradizione dell’India non è un’assoluta novità nel panorama dell’incontro tra le due realtà culturali. Già in precedenza, due illustri maestri di cultura hindū come Aurobindo e Radhakrishnan intuirono le potenzialità presenti in un simile dialogo. Ciononostante, se si escludono le sempre più frequenti e accreditate ricerche sull’efficacia della meditazione e dello yoga posturale in termini di benessere globale della persona non esistono ad oggi prove rigorosamente scientifiche che confermino le affermazioni del fondatore della Meditazione Trascendentale.
Ad ogni modo, a partire dalla fine degli anni '70 fino ad oggi numerose scuole e università adottano la Meditazione Trascendentale per migliorare la qualità della vita ed il rendimento degli studenti. Il metodo è utilizzato in differenti parti del mondo. Nel Regno unito esiste la Scuola primaria e secondaria Maharishi di Skelmersdale nel Lancashire che riceve finanziamenti dal Ministero dell’Istruzione ed è basata naturalmente sugli insegnamenti della TM. Gli aderenti al movimento dovrebbero essere all’incirca 6 milioni, molti dei quali formatisi tramite la David Lynch Foundation.10
NOTE:
1 D. Sawer, Cynthia Humes (2023), The Transcendental Meditation Movement, Elements in New Religious Movements, UK, Cambridge University Press, 2023, p.5
2 A. O. Fort (1998), Jivanmukti in Transformation, Embodied Liberation in Advaita and Neo – Vedanta, Albany, State University of New York Press, 1998, pp. 8 - 9
3 Sundardas, Sarvayogapradipika 2.23 – 27, da Le radici dello yoga, a cura di J. Mallison e M. Singleton (2017), Roma, Ubaldini Editore, 2019, pp.285 - 286
4 R. Balotelli in L’Oriente che non tramonta, a cura di E. Fizzotti e F. Squarcini (1999), Roma, LAS, 1999, p.195
5 D. Chiu (2021), The Beatles in India: 16 Things You Didn’t Know, rollingstone .com
6 R. Balotelli, Op. cit., p.199
7 R. Balotelli, Op. cit., p. 201
8 Il misticismo quantico è una pseudoscienza nata agli albori della ricerca sulla fisica quantistica nei primi anni del XX secolo e divenuto particolarmente popolare in età New Age negli anni '70. In estrema sintesi, esso sostiene che la meccanica quantistica fornisca una lettura non-dualistica della realtà che può essere controllata dalla coscienza individuale.
9 D. Chopra (1989), Quantum Healing: Exploring the Frontiers of Mind Body Medicine, New York, Bantam Books, Penguin Random House, 2015
10 D. Sawer, Cynthia Humes (2023), Op. cit., p.4