Il mito dietro lo yoga: la ruota, chakrasana - urdhva danurasana

marzo 25, 2019



 di Marco Sebastiani

Chakrasana, la posizione della ruota, una profonda estensione all'indietro, è un'asana che difficilmente lascia indifferenti. Sia che si esegua con scioltezza o che si approcci le prime volte, chakrasana scatena emozioni molto forti. Come mai? A quale orizzonte tradizionale rimanda questa posizione? La ruota di energia e il disco di luce, sono due elementi peculiari della tradizione yogica e induista. Visnù in una delle sue molteplici mani tiene sospesa, come arma mistica proprio un disco roteante di energia chiamato Sudarshana Chakra, dai gradissimi poteri. Inoltre, il corpo umano è attraversato, come sappiamo, da sette punti intorno ai quali l'energia interiore ruota nel suo percorso. Questo concetto sarà trattato con dovizia di particolari dalla tradizione tantrica kashmira, ma vedremo come questi elementi si ritrovano all'interno della nostra posizione della ruota e come l'andamento circolare dell'energia acquisisca una particolare connotazione.

Diciamo innanzitutto che ci si riferisce in modo ambivalente a questa asana con il nome di chakrasana, letteralmente "posizione della ruota", ardha chakrasana, mezza ruota oppure spesso urdhva dhanurasana, che significa "posizione dell'arco verso l'alto", da non confondere con dhanurasana che invece è la posizione dell'arco, chiamata anche impropriamente del ponte, in cui si afferrano le caviglie con la pancia a terra, ovvero proni. Onestamente, anche in India, ho sentito riferirsi ad essa con entrambi i nomi, probabilmente attestati con maggiore frequenza a seconda della scuola di yoga di appartenenza. In molte scuole ha un un ruolo importante e centrale. Nell'Ashtanga yoga, è la posizione di transizione tra la prima e la seconda serie, e spesso, nella sua versione dinamica da in piedi (drop back NdR), viene utilizzata per giudicare se il praticante è pronto per passare dall'una all'altra. In questo stile di yoga è nota come urdhva dhanurasana, mentre chakrasana è chiamata una trasizione da sdraiati verso adho muka svasana. Anche il maestro Iyengar nel suo "Light on Yoga", si riferisce con il nome Urdhva Dhanurasana a questa posizione, trattata come ultima, subito prima shavasana.  Altre scuole invece la chiamano urdhva dhanurasana quando mani e piedi sono lontani, cambiando il nome in chakrasana o chakra bandhasana, solamente quando si arriva ad afferrare i talloni con le mani, gomiti a terra o sollevati. Altre scuole infine chiamano questa posizione unicamente chakrasana, in tutte le sue versioni.


Comunque si voglia chiamare la posizione, ciò che a noi interessa è il suo orizzonte simbolico. Un fatto interessante è che sia il cerchio, o la ruota, sia l'arco, hanno un riferimento mitico che li accomuna. Vishvakarma è infatti la divinità che, secondo il Rigveda, tiene insieme il mondo ed ha creato la terra, i cieli, lo spazio, eccetera; è per così dire, secondo alcune tradizioni, l'architetto del mondo, il suo nome sanscrito significa letteralmente "colui che crea tutto" ed è forse l'immagine primigenia, archetipale, di Brahma, di cui diventerà successivamente, in epoca più tarda, un avatar, ovvero un'incarnazione. Ma, venendo a noi, i Veda raccontano che egli avesse una bellissima figlia, Sanjana, innamorata di Surya, il deva del Sole. La ragazza aveva però un problema, non riusciva ad avvicinarsi al suo innamorato, a causa dell'estrema lucentezza che egli sprigionava, che rischiava di accecarla o di bruciarla quando a breve distanza. Così decise di chiedere aiuto a suo padre.
Vishvakarman decise di ridurre una parte dei raggi del sole, per farlo splendere di meno, affinchè sua figlia potesse facilmente stare accanto al suo amato senza essere accecata o arsa dal suo calore. Il suo piano funzionò e, mentre Sanjana e Surya si avvicinavano l'un l'altro, il loro amore divenne più forte e divennero inseparabili. Mentre il Sole splendente irraggiava la terra, Vishvakarman raccolse quindi i raggi che aveva eliminato, composti da polvere di Stelle, e creò tre oggetti divini: il veicolo o palazzo aereo (Pushpaka Vimana), il tridente di Shiva ( il Trishula), e infine il Sudarshana Chakra, il disco rotante, la più potente arma di Vishnu. Si dice che il disco abbia 10 milioni di punte in due file che si muovono in direzioni opposte come due seghe circolari.
Vishnu lo usa per il suo ruolo di protettore dell'universo, fa girare questo disco tagliente attorno a un dito, per sconfiggere i nemici o per mostrare il controllo su tutte le rotazioni e le orbite dei corpi celesti, così come su  i sette chakra, che esistono all'interno del nostro corpo. In una tradizione più antica, risalente al Rigveda, questo disco rappresenta la ruota del tempo e il suo controllo.

L'ayurveda, la medicina tradizionale indiana, su cui lo yoga basa il suo impianto, descrive nei suoi testi fondamentali, con dovizia di particolari, il percorso dell'energia attraverso il corpo e attraverso le sette ruote energetiche che si trovano nei pressi della colonna vertebrale, dal basso verso l'alto.
Gli yogi di scuola Nath hanno definito e perfezionato l'uso delle pratiche yoga per raggiungere l'illuminazione. Uno dei più grandi yogi Nath del tempo antico, chiamato Svatmarama, raccolse i risultati della loro pratica nell'Hatha Yoga Pradipika. In questo classico testo di yoga [cfr Hata Yoga Pradipika] gli yogi imparano a conoscere i sette chakra, o centri energetici, che operano nel corpo. Possiamo pensare ai chakra come centri energetici, ma anche come stati di coscienza. Mentre la nostra coscienza sale verso i punti più alti, ci avviciniamo sempre più allo stato finale dello yoga, al samadhi o illuminazione. La scienza che studia questo tipo di energia è generalmente chiamata anatomia sottile. Non ripercorreremo in questa sede il significato e il funzionamento di tutti i chakra, perchè argometno troppo vasto, ma invitiamo i nostri lettori a documentarsi sempre con opere di prima mano, originali e tradizionali, in quanto su questo tema si sentono generalmente le assurdità e le congetture più incredibili, soprattutto da quando è stato assunto negli anni '60 a sacro graal della newage Californiana.
Il disco di Vishnu e i chakra del corpo, sono entrambi composti dallo stesso tipo di energia, di tipo caldo e solare. Quando l'energia assume un andamento vorticoso, circolare, accresce la sua potenzialità. Come il disco solare nel cielo ci insegna.

Mentre pratichiamo le asana potremmo iniziare a sentire delle variazioni nell'energia e nell'equilibrio energetico dei centri energetici, a sentire l'effetto che la stimolazione di ciascuno di essi può avere sul nostro carattere e sulla nostra vita, a sentire gli effetti che può avere su tutti e cinque i corpi della tradizione indiana: annamaya kosha (corpo fisico), pranamaya kosha (corpo energetico), manomaya kosha (corpo mentale), vijnanamaya kosha (corpo psichico superiore), anandamaya kosha (corpo di beatitudine o spirituale).   

Urdhva Danurasana è una delle posizioni nelle quali è più facile sentire una potente stimolazione energetica nel corpo, sia durante l'esecuzione, sia nelle ore successive, soprattutto quando praticata costantemente, tutti i giorni, in serie ripetute. L'effetto è particolarmente evidente nel centro del petto ed a livello della gola. Crediamo che il modo migliore per capire sia praticare e quindi è altrettanto inutile descrivere quali sfere comportamentali o relazionali hanno tradizionalmente sede nel quarto e quinto chakra ovvero quelli direttamente stimolati. Ciò che possiamo sicuramente dire, e che risulta subito evidente, è la grandissima energia che si sente scorrere nella parte frontale del corpo, una energia che toglie il fiato. Anche i maestri espertissimi, che la praticano senza alcuno sforzo, difficilmente riusciranno a parlare senza accorciare leggermente il fiato proprio per questo effetto di cui si parlava. Inoltre, nei primi periodi di pratica intensa e costante molte persone sperimentano una modifica dello stato del sonno, minore durata, maggiore attività onirica, sonno più lungo ma più agitato o altri effetti. Spesso può capitare inoltre di vedere manifestazione di grandi emozioni, pianto improvviso ed irrefrenabile o risate ugualmente improvvise ed irrefrenabili. Seguendo il discorso tradizionale, chakrasana fa assumere a tutto il corpo una posizione circolare, la quale, come abbiamo detto concentra e amplifica l'energia. Inoltre continuando nella pratica, lo yogin avvicinerà le mani ai piedi, stringendo il diametro del cerchio oppure passando da un semicerchio ad un cerchio vero e proprio, quando si afferreranno i talloni, e quindi concentrando al massimo grado l'energia.

In questo senso Urdhva Danurasana può essere la cerniera tra una pratica più fisica ed inconsapevole, ad una più focalizzata sull'energia interiore e spirituale, proprio per la grande facilità con cui è possibile sentire l'amplificarsi di queste forze durante la sua esecuzione e nella sua pratica costante.




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