Mito e yoga, mayurasana la posizione del pavone

ottobre 02, 2018


 di Marco Sebastiani

Mayurasana e pincha mayurasana, sono posizioni rispettivamente di grande forza e leggerezza, in equilibrio sulle braccia.  Esse ben rappresentano come lo stesso simbolo, cambiando contesto di riferimento, possa cambiare completamente significato. In Occidente il pavone è il simbolo della bellezza, fin dai tempi in cui rappresentava la dea Giunone. Anzi, è addirittura il simbolo dell'ostentazione della bellezza, con particolare attenzione al momento in cui l'animale compie la ruota nel rituale di accoppiamento, da cui il termine "pavoneggiarsi", cercare ostentatamente l’ammirazione degli altri, o mostrare eccessivo compiacimento di sé (Dizionario Treccani). I pavoni non sono però animali originari dell'Europa, infatti il pavone comune viene anche chiamato Pavone Indiano perchè originario di queste terre. Già i Romani, incuriositi ed estasiati dalle piume, ne importarono alcuni esemplari, ma in Occidente non si conosce l'animale selvatico. Questo ha portato a focalizzarsi solamente sull'aspetto esteriore e sulla bellissima coda a raggiera. Il pavone è invece, in natura, e incredibilmente diremo noi, un forte e temibile cacciatore, tra i pochi animali in grado di fronteggiare con successo i grandi serpenti velenosi tipici dell'India. Per questo motivo viene ricordato ed è ammirato in India, ed è nientedimeno che la cavalcatura di Kurami o Kartikeya, dio della guerra. Protagonista di molti racconti e miti indù. Un rovesciamento di 180 gradi tra  le due simbologie.


Tra i numerosi testi in cui compaiono le gesta del pavone, quelli più significativi sono l'Uttara Ramayana,  la Chandogya Upanishad e gli antichi testi vedici.
Qui viene narrato come il gruppo delle stelle Pleiadi, personificato nella mitologia indù da sei sorelle celesti, rimasero tutte pregnanti, per grazia di Shiva, di un figlio identico. Quando la consorte di Shiva, Parvati, venne a sapere di questi sei ragazzi, li prese sotto le sue cure e li amò con tutto il cuore. Proprio per dimostrare loro tutto il suo affetto, li prese tutti e sei e li strinse così forte che si trasformarono in un unico bambino, potentissimo, con sei teste. Egli era conosciuto con diversi nomi, tra cui Kartikeya ("figlio delle Pleiadi", che si chiamavano Kritika), o Shanmukh, che significa "sei volti". Secondo altre versioni del mito egli era proprio figlio di Shiva e di Parvati e fratello di Ganesh.

Quando aveva solo pochi mesi, Kartikeya era già il combattente più feroce che si fosse mai visto e un guerriero di grande successo. Egli scelse il pavone come trasporto proprio perché i pavoni sono considerati in India combattenti incredibilmente feroci.  I Pavoni sono l'unico nemico dei cobra, insieme forse alle manguste, e sono in grado di uccidere e mangiare tutti i serpenti velenosi, ingerendone il letale veleno.

 fig1. Kartikeya a cavallo del suo valoroso pavone

Successe così che, prima della nascita di Kartikeya, il re dei demoni avesse compiuto mille anni di penitenza nei confronti di Brahma, per chiedergli un desiderio. Quando il demone chiese a Brahma di renderlo immortale. Brahma non acconsentì; ciò che nasce deve infatti sempre morire. Gli chiese quindi di formulare un altro desiderio, vista l'impossibilità del primo espresso.
Questo malvagio demone era molto furbo e, tenendo conto delle lunghe assenze di Shiva dalla sua amata Parvati, chiese a Brahma di poter essere ucciso solo da un figlio di sette mesi di Shiva, poiché sembrava impossibile che avrebbero mai avuto un figlio e che quindi ciò corrispondesse a conseguire l'immortalità. Brahma esaudì il desiderio del demone. Ora che era presumibilmente immortale, il malvagio demone si sentiva abbastanza potente da scacciare tutti gli dei dal loro mondo, prendendoselo tutto per sé. Questo è un tema ricorrente della mitologia indiana, un demone acquisisce troppo potere e ciò destabilizza l'equilibrio tra i mondi. Generalmente poi Shiva o Visnù pongono rimedio e ristabiliscono l'ordine costituito.

Lui e il suo esercito di demoni stavano distruggendo il mondo degli Dei, che rimasero molto turbati e sbalorditi. Proprio intorno al settimo mese di vita di Kartikeya, gli dei soffrivano maggiormente per l'ira del demone malvagio. I Deva, gli Dei tutti, notarono l'intelligenza e l'abilità del bambino, che cresceva molto rapidamente, e implorarono Shiva di lasciare che Kartikeya conducesse una guerra contro il demone. Shiva, conoscendo molto bene la forza e le capacità di suo figlio, lo convinse ad intervenire. Quindi, a cavallo del suo pavone, destriero parimenti forte e coraggioso, Kartikeya guidò un esercito di divinità e semidei in guerra, per ottenerne il ritorno nel loro mondo celeste.

Il diabolico demone, alla vista del giovane Kartikeya sul suo glorioso uccello, iniziò a schernire gli dei, urlando attraverso il campo di battaglia: "È l'unico di voi abbastanza coraggioso da sfidarmi, un ragazzino di pochi mesi? Mandatelo a casa a divertirsi con i giochi di guerra e portate la battaglia altrove! "Proprio in quel momento, Kartikeya e gli dei caricarono e attaccarono i demoni. Mentre gli dei e i demoni combattevano, qualcuno gridò a Kartikeya che sarebbe dovuto essere lui a uccidere il demone malvagio. Egli iniziò quindi il combattimento con il demone, con il suo pavone al fianco e una grande lancia o un grande bastone, secondo altre fonti, come arma. Ne seguì uno scontro furibondo che mise alla prova entrambi al proprio limite, ma alla fine il giovane Kartikeya vinse il duello e vinse anche la guerra che permise agli dei di tornare alla loro casa nella loro dimora celeste.

Il pavone di Kartikeya era una scelta nobile come veicolo, o vahana in sanscrito. Quasi ogni divinità indiana ha infatti una cavalcatura, un mezzo di trasporto specifico, che ne esalta alcuni aspetti. Ricorderemo, Nandi, il toro di Shiva, Garuda, il potentissimo signore degli uccelli, per Visnù, il quale quest'ultimo, in rari casi, è descritto anche a cavallo di un pavone. Menzioniamo questo fatto per sottolineare ulteriormente l'importanza di questo animale.
In qualità di Dio che presiede a tutte le guerre e come colui che è dotato di eccezionale conoscenza, Kartikeya aveva bisogno di un destriero che fosse suo pari in forza e luminosità. Come dicevamo, conosciamo tutti l'aspetto regale del pavone, ma la sua ferocia ci sorprende. Il pavone  è invece l'unico nemico del cobra reale, ed è addirittura in grado di generare il panico nel cuore del re dei serpenti velenosi, che spesso vedendolo scappa.  Tutti gli altri animali al contrario temono il cobra reale per il suo potentissimo veleno mortale e vedendolo fuggono. In India è questa caratteristica del pavone a colpire l'immaginario. Allo stesso modo del pavone che mette in fuga il cobra, Kartikeya cavalca sul suo destriero attraverso il campo di battaglia. Il pavone è più che un simbolo di assenza di paura, è colui che genera la paura nel cuore del nemico più pericoloso, probabilmente la qualità più temibile in battaglia.

Il pavone rappresenta anche altre qualità elevate. Rappresenta infatti la fedeltà. Quando un pavone muore, il compagno rimane generalmente da solo per il resto dei suoi giorni, e la leggenda dice che spesso muoia di crepacuore. Infine, come è facilmente ipotizzabile, il pavone rappresenta la leggerezza, e, per estensione la serenità. E' infatti in grado di compiere balzi di diversi metri sopra gli alberi ed è dotato di piume lunghissime, meravigliose e leggerissime. Vedremo che per questo motivo adornano il capo di Krishna.

Esistono due posizioni, entrambe decisamente avanzate, non ce ne vogliano i difensori del "vero yoga", che rimandano alla mitica cavalcatura di Kartikeya, la prima è Mayurasana, la posizione del pavone appunto, nota per la sua potenza.

fig.2 Mayurasana,
da Lacerda,  The complete yoga poses.


 Questa posizione rappresenta la forza e la ferocia del pavone e il timore che ingenera sugli avversari. Le gambe che si sollevano rappresentano la coda chiusa del pavone quando attacca il cobra, la testa protesa in avanti il suo becco e le mani girate all'indietro i temibili artigli. Mayurasana combatte i problemi di digestione grazie all'azione diretta dei gomiti sull'addome e alla stimolazione dello stomaco e del chakra ad esso collegato, manipura chakra. Allo stesso modo il pavone ingerisce  il più potente veleno noto in natura, quello del cobra reale, e riesce a digerirlo. Questa posa ci aiuta a elaborare i veleni che potrebbero contaminare il nostro essere e, attraverso sottili cambiamenti di percezione, a trasformare la negatività del mondo che ci circonda, in bellezza. L'ingestione dei veleni e la loro elaborazione ha quindi anche un significato metaforico, come le difficoltà della vita rielaborate e superate grazie allo yoga.

La seconda posizione attribuita al pavone è pincha mayurasana, nota per la sua bellezza.

fig.3 Pincha Mayurasana,
da Lacerda,  The complete yoga poses.

Pincha mayurasana significa infatti le piume del pavone. Attenzione, non rimanda all'animale, alla sua indole e alle sue caratteristiche caratteriali, ma alla leggerezza e alla bellezza delle sue piume. Le gambe che si sollevano completamente rappresentano la coda aperta del pavone, la leggerezza e la magnificenza che ispira. La posizione richiede di essere leggeri come l'aria e padroneggiare un equilibrio perfetto, al minimo colpo di vento voliamo via, fuori dalla perfetta verticale su  gomiti e avambracci.
 Dobbiamo anche aggiungere che le piume di pavone nella mitologia dello yoga sono fortemente legate a Krishna, ottavo avatar di Visnù, il pastorello che suona il flauto, che indossa appunto una piuma di questo animale tra i capelli. La foresta di Vrindavan, dove è nato, abbonda infatti di pavoni. In questo caso il simbolo è di leggerezza ed elevazione spirituale, le stesse caratteristiche alle quali dovrebbe aspirare la nostra pratica dello yoga. Ricordiamocene sempre ed in particolare quando eseguiamo pincha mayurasana, posizione che facilmente ci fa cadere preda del nostro ego e della stupenda forma esteriore che assume, pavoneggiandoci.


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